Scattato il fermo pesca. Le voci da Chioggia: «Annata dura, futuro incerto»
I pescherecci torneranno in mare il 6 settembre. Mazzaro: il mercato resta aperto. Spinadin: «Pandemia, prezzi fluttuanti, norme Ue: siamo molto preoccupati»
CHIOGGIA. Scatta da oggi il fermo pesca biologico. I pescherecci della marineria chioggiotta, come tutti quelli dell’Alto Adriatico fino ad Ancona, rimarranno ormeggiati sulle banchine dei canali clodiensi per 37 giorni e riprenderanno il mare solamente il 6 settembre, almeno per quanto riguarda lo strascico (rapidi).
Le volanti, dedite alla pesca del pesce azzurro, torneranno a pescare qualche giorno prima, ovvero il 31 agosto, per poi fermarsi qualche giorno in più sotto Natale. In realtà si rimane fermi una settimana in più, rispetto a quanto previsto dalle disposizioni governative, su espressa richiesta della marineria di Chioggia che ritiene prematuro riprendere la via del mare il 29 agosto.
Per più di un mese, dunque, in pescheria non si potranno acquistare prodotti ittici d’alto mare nostrani. Ma ci sarà sempre e comunque l’opportunità di trovare buon pesce, anche fresco, garantito dalla piccola pesca artigianale che lavora in laguna o con le reti da posta.
Quindi seppioline o sogliole, per esempio, saranno ugualmente garantite. Come pure sui banchi si potranno trovare prodotti provenienti dalla vicina Croazia che applica il regolamento di fermo biologico in maniera differente, essendo diverse anche le modalità di pesca, e ugualmente fresco. Come pure rimarrà aperto anche il mercato ittico, come ha assicurato il direttore Emanuele Mazzaro.
«Il mercato», precisa Mazzaro, «sarà comunque sempre aperto. La fornitura di prodotto sarà garantita dalla piccola pesca e dalle importazioni nazionali ed estere che, pur non essendo la nostra peculiarità, potranno soddisfare il consumo locale ed il settore ho.re.ca., ovvero ristoranti, hotel e grande distribuzione».
La marineria chioggiotta, abituata ormai da molti anni al fermo pesca biologico, ci arriva questa volta con molta apprensione. La manifestazione del 12 giugno ha evidenziato lo stato di malessere del comparto ittico clodiense, probabilmente la prima voce economica della città. La partita che si dovrà giocare sui tavoli europei tra qualche mese sui tagli dei giorni di pesca, tra l’altro già decisi dalla Commissione Europea, sarà determinante per un settore in grave crisi e messo all’angolo da una deriva ambientalista che continua a puntare il dito sui pescatori, anziché percorrere altre strade quali, per esempio, l’inquinamento ed i cambi climatici. Malessere che porterà alla celebrazione degli Stati Generali della pesca che, come promesso dal sottosegretario Francesco Battistoni in visita recentemente in città, si terranno a Chioggia a fine autunno. La preoccupazione però tra i pescatori sale. «Arriviamo a questo fermo», conferma Marco Spinadin, presidente regionale di Federcoopesca e presidente del Flag Gac Chioggia-Delta del Po, «dopo un anno di grande tensione, con un mercato dai prezzi troppo fluttuanti dovuti all’andamento della pandemia. E ci arriviamo anche con un po’ di stanchezza, dovuta alle molte incertezze che incombono sul futuro della pesca. Ci fermiamo con un occhio preoccupato verso il futuro. Gli Stati Generali della pesca saranno un passaggio importantissimo per il comparto. Purtroppo i ricercatori continuano a dire che gli stock ittici sono in sofferenza ed il CGPM, l’organismo che organizza la pesca nel Mediterraneo, decide in base ai dati scientifici che comunque per l’Adriatico noi contestiamo. Ora è giusto fermarsi, anche perché il caldo incide sulla qualità del pesce. Lasciamo riposare il mare, poi riprenderemo ma con molta angoscia».