Venezia, ecco il piano da 100 milioni della Biennale. All’Arsenale un centro sull’arte contemporanea
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Gli obiettivi della Fondazione sull’area dell’Arsenale dopo l’accordo raggiunto con Comune e Ministeri per la gestione degli spazi
VENEZIA. L’Arsenale come cuore pulsante di una Biennale in funzione 365 giorni all’anno. Facendo sorgere qui, legato all’Asac, l’Archivio storico per le arti contemporanee della fondazione – il nuovo Centro Internazionale della Ricerca sulle Arti Contemporanee.
La fondazione guidata da Roberto Cicutto ha le idee chiare su come sfruttare al meglio gli spazi maggioritari - circa il 45 per cento del totale dopo il protocollo d’intesa che verrà siglato tra Comune, Ministero della Cultura e Ministero della Difesa - che ora occupa nel complesso formalmente di proprietà del Comune e su cui investirà nei prossimi anni oltre 100 milioni di euro dei circa 170 stanziati a suo favore dal Ministero della Cultura attraverso il Pnrr, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.
Previsti una serie di robusti interventi infrastrutturali su tutto il complesso, facendo quello che né il Magistrato alle Acque prima né il Comune poi - quando, dal 2012 è diventato il padrone di casa – sono riusciti a fare. Gli edifici restaurati “officine e Comparto del Ferro”, accanto alle corderie, saranno la sede del nuovo Centro di ricerca, che di fatto ha già iniziato la sua attività.
Il progetto di ricerca nasce dal potenziamento delle attività dell’Asac. Il bacino di partenza consiste nei materiali custoditi nell’Archivio Storico, in continua espansione non solo per le attività proprie della Biennale ma anche per l’acquisizione di fondi terzi.
La “Mappa Geopolitica degli artisti che hanno partecipato alle Biennali negli ultimi 20 anni, dal 1999 al 2020” è il titolo della ricerca che vede già al lavoro 120 studenti e docenti di Iulm – Libera Università di Lingue e Comunicazione, Sapienza Università di Roma, Università Iuav, Università Ca’ Foscari, Accademia di Belle Arti di Venezia e Conservatorio di Musica Benedetto Marcello Venezia.
Obiettivo finale è la definizione di una raccolta di dati condivisa che consenta ai ricercatori di comunicare e di ampliare i confini dei loro studi. C’è l’obiettivo di sviluppare attività di studio su un duplice binario: quello della ricerca pura che parte dalla ricostruzione storica e quello che indaga l’influenza nel vivere civile che lo sviluppo delle arti può produrre.
Gli studenti selezionati da ogni università e istituto, parteciperanno a workshop di tre mesi, uno di questi all’interno dell’Archivio della Biennale.
Gli spazi del nuovo Asac all’Arsenale saranno aperti anche a tutti gli altri archivi veneziani per metterli così in collegamento. Palazzo Grassi, ad esempio, ha già portato qui quello dei tempi della Fiat.
«All’Arsenale», ha già dichiarato Cicutto in passato, «oltre alla nuova sede dell’Asac, realizzeremo un nuovo teatro polifunzionale da 500 posti, che sarà anche a disposizione della città. Ma anche una foresteria per accogliere i ricercatori che lavoreranno all’Arsenale. Sul piano della residenzialità puntiamo anche ad accordi con altre istituzioni, come ad esempio la Fondazione Cini, per mettere in comune i posti-letto già disponibili a Venezia proprio per accogliere chi verrà a lavorare e fare ricerca».
Un programma che potrà avere ricadute economiche positive anche per la città, al di là del sistema turismo.
Questo è quello che si propone la Biennale e che spera anche il Comune che su di essa ha evidentemente puntato tutte le sue “chanches” di rivitalizzazione dell’Arsenale.
Sull’altro versante, quello espositivo, la Biennale continuerà la messa a regime dei numerosi spazi del complesso che ormai ospitano ogni primavera alternativamente la Mostra Internazionale di architettura e quella di arti Visive, naturalmente Covid permettendo.
Ma gli spazi del nuovo Centro di Ricerca potranno essere aperti anche alla città come già avviene per la sede dell’Asac attuale nel Padiglione entrale dei Guardini e per una parte del Giardino delle Vergini all’Arsenale, risanato e ora utilizzato anch’esso come area espositiva. I soldi - una volta tanto - ci sono, ora tocca appunto ai progetti. —