Mestre, commercio in crisi: perse 253 attività. Tira l’elettronica e il settore beauty
L’abbigliamento fatica a uscire dalla crisi e i mercati rionali perdono appeal. Al contrario si conferma il trend in crescita degli esercizi legati alla tecnologia, al settore audio-video- telefonia e a quello che va sotto alla casella beauty e skincare: vedi alla voce erboristerie, cosmesi e profumerie.
Saldo negativo
I dati elaborati dalla Camera di Commercio sulle attività economiche della città metropolitana di Venezia, restituiscono l’immagine di un territorio che si è complessivamente impoverito, dal momento che sono state perse 253 imprese. Il saldo tra quelle attive nel 2022, che erano 14.988 e quelle aperte a fine 2023, vale a dire 14.735, è di meno 1,7 per cento. La maggior parte dei settori è in perdita, con eccezioni legate alla situazione del momento.
L’abbigliamento annaspa
I negozi di abbigliamento, di calzature, persino i negozi dedicati agli animali e quelli di articoli ortopedici, sono tutti in calo. Per rendersene conto, basta dare un’occhiata alle vetrine abbassate. In crescita c’è solo il settore legato alle erboristerie, i trucchi, il commercio al dettaglio di cosmetici che ha il segno “più”. Anche il frangente degli esercizi commerciali di orologi e articoli di gioielleria è in calo. Si mantiene florido il settore telefonia, video e apparecchiature elettroniche. Bene il commercio al dettaglio di articoli di seconda mano, mentre il settore “ambulanti” è in perdita.
Mercati rionali senza appeal
«Si conferma una sostanziale stabilità nei numeri complessivi che riassumono l’andamento delle imprese del settore commercio nella Città Metropolitana di Venezia» spiega Alvise Canniello, direttore Confesercenti metropolitana, «Il leggero calo (-1,7%) non deve però far passare in secondo piano le tante variazioni, a volte anche corpose in percentuale, nei micro settori nei quali, dal punto di vista dei codici Ateco, è suddiviso il commercio».
Prosegue: «Si nota un continuo calo delle ditte legate al commercio ambulante. Una seria riflessione andrebbe aperta dai Comuni rispetto all’attrattività generale dei mercati rionali e, molto probabilmente, una seria analisi circa l’organizzazione dei mercati andrebbe rivista a livelli superiori per quanto riguarda, ad esempio, lo stesso carattere concessorio dell’attività per come viene svolta».
Chiude: «Si conferma un trend che vede l’aumento delle imprese che commerciano via Internet mentre continua il calo delle imprese legate all’abbigliamento, in difficoltà cronica per i grandi cambiamenti nei comportamenti dei consumatori».
Debiti del Covid e caro bollette
Massimo Zanon, presidente della Camera di Commercio e di Confcommercio Venezia, individua tre motivazioni dell’emorragia di attività: «Il Covid è durato tre anni e non due come si è detto, e ha convinto più ditte a chiudere. Il resto lo ha fatto l’aumento delle bollette».
Non solo: «Negli anni Duemila e successivi c’è stato il boom delle partite Iva, oggi questa formula è cambiata e si tende ad andare nelle aziende più grandi». Infine: «Il rischio d’impresa un tempo nei nostri cromosomi sulla scorta delle incertezze odierne e del binomio senza soluzione tra grande e piccolo, sta subendo un forte rallentamento, che si traduce nelle chiusure».