Gli scout del gruppo Modena 2 nel ricordo di padre Romano
Prosegue la presentazione delle varie sezioni nel centenario della nascita «Ci piace avere la camicia stropicciata: è così che si fa vera accoglienza»
MODENA Ormai manca sempre meno, gli scout modenesi si preparano a festeggiare il centenario della loro presenza a Modena e, tra pochi mesi, centinaia di fazzoletti colorati e camicie azzurre invaderanno le vie del nostro centro storico. Dopo aver raccontato la storia del primo gruppo della nostra città, il Modena 1, oggi parliamo del secondo gruppo modenese, il Modena 2. Nato nella parrocchia di Sant’Antonio diPadova, in zona Cittadella, tra il 1973 e 1974, il MO2 rappresenta un’importante realtà modenese di accoglienza.
Attivo fin dai primi anni nel volontariato cittadino, ha vissuto e accolto il dinamismo di padre Romano, per tanto tempo Assistente Ecclesiastico del gruppo, che ospitò i primi immigrati nella sua parrocchia, dando il via ad un impegno sociale che il gruppo tuttora sostiene con la Caritas parrocchiale. «Il nostro è uno scoutismo fatto da persone comuni che hanno voglia di impegnarsi per gli altri», ci ha raccontato Chiara Ronchetti, capogruppo del Modena 2.
«Ci piace essere scout con la camicia stropicciata e la nostra comunità si basa principalmente sull’accoglienza. Nel nostro gruppo tesseriamo infatti anche ragazzi di altre religioni, musulmani o cristiani non cattolici. Crediamo moltissimo nel valore della persona in sé ed in quello che ognuno può donare al nostro gruppo e poi, un giorno, alla società. Ognuno infatti ha del bene, come diceva Baden Powell “anche nel peggiore carattere c’è il 5% di buono” e noi siamo pronti a cogliere questa sfida affinché questo buono riesca a crescere in ogni persona attraverso l’esperienza di condivisione all’interno della nostra comunità. Accogliere tutti in ogni circostanza, andando anche oltre la fede politica, la religione professata o la diversità di genere è per noi un fondamento. Questa nostra “missione” ha purtroppo creato anche alcuni dissapori e contrasti; il gruppo e lo scoutismo Modenese si sono interrogati su questa scelta del Mo2, affrontando anche situazioni complesse, ma probabilmente l’accaduto ha contribuito ad aprire, proprio quest’anno, una riflessione su argomenti prima mai affrontati. Le difficoltà sono state tante, ma siamo comunque rimasti uniti e compatti spinti da ideali di uguaglianza ed accoglienza. Questo centenario lo vivremo quindi come un momento di festa, una vera e propria celebrazione dei principi del metodo educativo di Baden Powell e della fede in Gesù, che vede nella riscoperta degli ultimi la propria forza. I primi ragazzi che parteciparono al primo campo scout nel 1907 a Brownsea Island non erano i rampolli delle più ricche famiglie londinesi, ma provenivano da una scuola pubblica della zona, figli di operai e contadini. Vogliamo quindi che questo centenario sia una vera e propria celebrazione degli ultimi e la riscoperta di uno scoutismo umile e pronto a servire».
La vita scout è un percorso a tappe in cui, anno dopo anno, i ragazzi crescono costruendo la loro persona. Tommaso Benini è uno di questi. Giovane rover del Clan (ragazzi dai 17 ai 21 anni) “La Cascata” del Modena 2, Tommaso ci ha raccontato di cosa significa per lui essere scout: «Ho iniziato il mio percorso scout fin dai Lupetti (dalla quarta elementare fino alla seconda media) dove ho scoperto e capito la mia passione per questo mondo. Ora che ormai sono nell’ultima fase del mio percorso mi sento davvero una persona diversa. Ho ancora tanto da imparare ed il Clan mi sta guidando, tappa dopo tappa, nello scoprire me stesso in ogni mia sfaccettatura. Questo centenario lo accolgo come un vero e proprio evento, La massima celebrazione di ciò che vuol dire essere scout. Non ci saranno differenze, divisioni o fazioni, solo centinaia di ragazzi e ragazze pronti a servire».l