Il Consiglio Ue chiede agli Stati “un reddito minimo adeguato”. E anche il governo Meloni si schiera a favore
Gli eurodeputati 5 stelle attaccano l'esecutivo: "Ennesima giravolta. In Italia demoliscono il reddito di cittadinanza, in Europa invece addirittura lo promuovono a modello per tutti gli Stati membri"
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In Italia lavorano per smantellare il reddito di cittadinanza, in Europa la ministra del Lavoro Marina Calderone si schiera a favore della raccomandazione per un “reddito minimo adeguato”. Una vera e propria schizofrenia per l’esecutivo Meloni. E per la delegazione M5s in Europa “l’ennesima giravolta”. “Cambiare idea non è mai stato così facile come per Giorgia Meloni“, hanno denunciato in una nota gli europarlamentare M5s Laura Ferrara e Mario Furore. E l’ultima giravolta, scrivono, “riguarda il reddito di cittadinanza. Il suo governo infatti in Italia lo demolisce, in Europa invece addirittura lo promuove a modello per tutti gli Stati membri“.
Il riferimento è appunto al provvedimento non vincolante, adottato il 30 gennaio. Ma la posizione politica, approvata da Calderone, risale allo scorso 8 dicembre durante il Consiglio EPSCO. E nel documento la linea è molto chiara: al paragrafo 17 si legge che “il reddito minimo è un elemento fondamentale delle strategie per uscire dalla povertà e dall’esclusione e può fungere da stabilizzatore automatico”. Mentre il paragrafo 23, evidenziano i 5 stelle, “addirittura prevede che il diritto a ricevere il reddito minimo debba essere illimitato e cioè senza i limiti imposti dalla Meloni nell’ultima Manovra”. E ancora, citando il paragrafo 21, il M5s ribadisce che la raccomandazione “smentisce tutta la propaganda della destra affermando che ‘non vi sono dati che indichino un impatto negativo significativo sulla probabilità di trovare un lavoro per chi percepisce il sostegno al reddito minimo’. Giorgia Meloni sia coerente con quanto approvato a Bruxelles e faccia marcia indietro del reddito di cittadinanza. Noi al Parlamento europeo lavoreremo per trasformare questa raccomandazione in una direttiva vincolante per tutti gli Stati membri”.
Il testo – La raccomandazione adottata oggi dal Consiglio Ue e rivolta agli Stati membri per un reddito minimo adeguato, mira a combattere la povertà e l’esclusione sociale e a perseguire elevati livelli di occupazione, promuovendo un adeguato sostegno al reddito mediante un reddito minimo, un accesso effettivo ai servizi essenziali per le persone prive di risorse sufficienti e favorendo l’integrazione nel mercato del lavoro degli occupabili. Sebbene tutti gli Stati membri dell’Ue dispongano di reti di sicurezza sociale, i progressi nel renderle accessibili e adeguate sono stati disomogenei, nota il Consiglio. Si raccomanda pertanto che gli Stati membri forniscano e, se necessario, rafforzino solide reti di sicurezza sociale, combinando un adeguato sostegno al reddito attraverso prestazioni di reddito minimo e altre prestazioni monetarie di accompagnamento, prestazioni in natura e dando accesso a servizi essenziali.
Il Consiglio raccomanda agli Stati membri di stabilire il livello del reddito minimo attraverso una metodologia solida e trasparente, in conformità con il diritto nazionale e coinvolgendo le parti interessate, tenendo conto delle fonti di reddito complessive, delle esigenze specifiche e delle situazioni svantaggiate delle famiglie, del reddito di un salariato a livelli bassi o al minimo, del tenore di vita e del potere d’acquisto, nonché dei livelli dei prezzi e relativi sviluppi. Per promuovere la parità di genere, la sicurezza del reddito e l’indipendenza economica delle donne, dei giovani adulti e delle persone con disabilità, il Consiglio raccomanda inoltre la possibilità di richiedere il reddito minimo da fornire ai singoli membri del nucleo familiare.
Si raccomanda inoltre agli Stati membri di raggiungere gradualmente il livello adeguato di sostegno al reddito entro il 2030 al più tardi, salvaguardando nel contempo la sostenibilità delle finanze pubbliche. Gli Stati membri dovrebbero inoltre rivedere regolarmente e, se del caso, adeguare il livello del reddito minimo per mantenerne l’adeguatezza. In tempi di recessione economica, la flessibilità nella definizione del reddito minimo, sottolinea il Consiglio, può svolgere un ruolo importante nel mitigare le conseguenze sociali avverse e svolgere un ruolo stabilizzante nell’economia.
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