Scontro in aula su Bini: non solo azionista ma dirigente di Euro&Promos. L’opposizione: «Si dimetta»
foto da Quotidiani locali
Dopo il caso della compravendita di un immobile appartenente alla controllata regionale Mediocredito, l’assessore alle Attività produttive Sergio Bini, imprenditore prestato alla politica, torna al centro dell’attenzione per i rapporti con la sua società di servizi Euro&Promos. Bini è uscito dal cda come impone il suo ruolo di assessore e ha sempre detto di aver mantenuto solo la posizione di socio con una quota attorno al 40%, ma un’interrogazione costringe l’esponente della giunta Fedriga a dichiarare di essere anche dirigente della spa. L’opposizione lo accusa di conflitto di interesse e di aver mentito pubblicamente, chiedendo le dimissioni o il ritiro delle deleghe da parte del presidente Massimiliano Fedriga. «Non ho alcun ruolo operativo», assicura Bini in Consiglio regionale.
L’interrogazione viene presentata dal capogruppo del Patto per l’autonomia Massimo Moretuzzo, che chiede alla giunta quali siano i rapporti intercorrenti tra Bini e la società da lui fondata.
«Sono soltanto azionista di un’azienda che non amministro da più di cinque anni», aveva risposto Bini a fine marzo, a chi gli domandava di un possibile conflitto di interessi dovuto all’appalto di 3 milioni appena assegnato dalla Regione a Euro&Promos per la gestione dei servizi in due case di riposo. L’opposizione vuole vederci chiaro e affida al suo leader l’onere nel primo round di interrogazioni della legislatura.
Bini legge la risposta senza andare a braccio. Dice di essere «dirigente di azienda, senza ulteriori incarichi, senza che da ciò siano derivate situazioni di conflitto di interesse tra Regione ed Euro&Promos. L’assenza di ruoli operativi da parte del sottoscritto negli organi di gestione fa il paio con l’assenza di qualsiasi delega legata alla posizione lavorativa, tant’è che il sottoscritto non appare neanche nel pur diffuso organigramma aziendale. Ovviamente la detenzione di un capitale, peraltro non di maggioranza assoluta, costituisce premessa del mantenimento di un interesse alle sorti della società, seppur non manifestandosi in alcun ruolo gestionale, diretto o delegato».
Al di là dei ruoli svolti, da una busta paga del 15 ottobre 2021, in possesso al Piccolo, risulta che Bini riceveva dal suo datore di lavoro uno stipendio molto importante: 31.622 euro pari a 15.616 euro netti.
Moretuzzo attacca. «Mi chiedo come quello che dice sia compatibile con le dichiarazioni di questi anni. Lei ha detto di essere solo un azionista, ma essere dirigente di un’azienda è diverso. Ritiene normale essere assessore alle Attività produttive e dirigente di un’azienda che gestisce diversi appalti pubblici, fra cui quello assegnato dalla Regione per 3 milioni? È opportuno aver vinto 5 appalti del Comune di Trieste per oltre 35 milioni, fra cui quello per la vigilanza nei musei? Come si sente, quando i suoi dipendenti prendono 3,68 euro netti all’ora? Essere dirigente è in palese contraddizione col dire che lei non ha ruoli in azienda: non solo opportunità, ma palese conflitto di interessi. È evidente che lei ha delle responsabilità nelle decisioni dell’azienda. Lei ha dichiarato delle cose non vere e dovrebbe dare le dimissioni. E se non lo fa lei - aggiunge Moretuzzo - si prenda la responsabilità politica il presidente Fedriga, che non ha detto una parola in sua difesa davanti al caso di Mediocredito».
Moretuzzo si riferisce all’acquisto che Bini perfeziona nel maggio 2022, rilevando un immobile a uso ufficio a Trieste. L’immobile era di proprietà di Mediocredito, banca che a quella data la Regione partecipava per il 47%. L’operazione ha provocato una mozione di censura (equivalente alla sfiducia) da parte dell’opposizione, senza che ciò abbia suscitato un intervento del governatore.
Fedriga ieri ha preferito non commentare anche la posizione dirigenziale di Bini, diversamente dalle recenti polemiche sull’assessore Fabio Scoccimarro, criticato dal centrosinistra per aver partecipato alla commemorazione di Almerigo Grilz, finita con tetre scene di saluti romani nel centro cittadino. In quell’occasione il presidente aveva spalleggiato il suo assessore di Fdi: «Non ha partecipato a quei saluti e non può essere responsabile per altri. Ha portato un fiore e si è dissociato, più di così non so cosa possa fare».
Qualcosa la dice il vicepresidente Mario Anzil: «L’assessore Bini ha chiarito di non avere alcun conflitto di interessi e ritengo che questa sia la linea. Comunque mi occupo di cultura e sport: lascio ad altri le valutazioni del caso».
Con una conferenza stampa i capigruppo dell’opposizione chiedono le dimissioni di Bini: «La risposta odierna – dice il dem Diego Moretti – aggrava la permanenza dell’assessore in giunta dopo la vicenda Mediocredito. Il presidente Fedriga è rimasto silente, ma la politica deve stare al di sopra di inopportunità e sospetti. Faremo una richiesta di accesso agli atti all’assessorato alle Finanze che vigila alle partecipate: vogliamo sapere cosa sapeva la Regione». Per la M5s Rosaria Capozzi, «il comportamento di Bini è controverso: non è una questione giuridica o penale, ma politica. Un assessore dovrebbe garantire trasparenza e imparzialità».