La Marca è la capitale dei robot: ventidue le aziende produttrici
Le imprese della Marca Trevigiana sono sull’onda dell’innovazione, ma pare che i candidati non lo percepiscano: resta difficile trovare figure professionali al passo con la transizione digitale.
Dal convegno tenutosi il 26 marzo presso l’Auditorium di Confindustria Veneto Est a Treviso, in cui si era presentato “Robee”, l’umanoide cognitivo di Oversonic Robotics Srl, era emersa la rilevanza del settore all’interno della provincia.
Il 27 marzo, Confartigianato Imprese Marca Trevigiana ha rilanciato il tema: delle 524 aziende dedite alla fabbricazione di robot presenti in tutta Italia, se ne contano 22 solo nel territorio trevigiano, che si classifica come quinto per importanza a livello nazionale.
[[ge:gnn:tribunatreviso:14177486]]
Perché Treviso è leader
«Ciò è dovuto a un complesso di fattori» spiega Oscar Bernardi, presidente di Confartigianato Imprese Marca Trevigiana, «dalla presenza della meccanica avanzata al dinamismo delle start-up innovative, fino al ruolo delle Università».
Inoltre, il recente rapporto di Confartigianato delinea una situazione per cui Treviso rientra tra le province più specializzate in otto settori della manifattura: alimentare, fabbricazione di articoli in pelle, fabbricazione di macchinari e attrezzature, legno e prodotti del legno e sughero, lavorazione di minerali non metalliferi, fabbricazione della carta e di prodotti della carta, fabbricazione di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi.
«La nostra provincia è ai primi posti - aggiunge Bernardi - anche nella produzione di software, nella consulenza informatica e nelle attività connesse».
Mancano gli specializzati
Il problema qual è? L’innovazione comporta la necessità di assumere figure professionali specializzate, purtroppo sempre più difficili da reperire. I numeri parlano da sé: su 30.950 posti, 20.270 non sono coperti. Perciò, la regione Veneto si trova al quarto posto in Italia per mancanza di addetti richiesti che abbiano competenze digitali avanzate 4.0, i cui posti vuoti costituiscono il 58,6% della domanda totale.
All’interno della Marca il problema si ripropone: non si trova il 60,9% dei professionisti con competenze di linguaggi e metodi sia matematici che informatici; e rimane vacante anche il 50,6% dei posti che richiedono competenze digitali di base.
[[ge:gnn:tribunatreviso:14177497]]
«Occorre insistere sulla collaborazione con le scuole, perché queste figure vengano formate», suggerisce il presidente Oscar Bernardi, «ma serve anche un’azione culturale sulle famiglie, in particolare per quanto riguarda la scelta dei percorsi di studio».
Infatti, il mercato della transizione digitale domanda operai addetti a macchinari per la stampa di tessuti, conduttori di macchinari per la conservazione della carne (introvabili al 100%). Seguono gli ingegneri elettrotecnici (irreperibili per il 91,9% dei casi), gli elettrotecnici (per il 91,5%), gli ingegneri dell’informazione (88,9%), gli attrezzisti di macchine utensili (88,33%), i meccanici artigianali, i riparatori e manutentori di automobili, insieme con gli operai addetti alle macchine utensili automatiche e semiautomatici (difficili da trovare nell’84% dei casi).
Questa carenza riguarda trasversalmente ogni settore dell’economia trevigiana, ma soprattutto quei contesti che spingono verso l’innovazione. La manodopera «è un patrimonio fondamentale per dare un futuro alla nostra economia - insiste Bernardi, - ed è anche una grande opportunità per i nostri giovani di trovare un’occupazione stimolante ed avanzata, un lavoro appagante vicino alla comunità a cui si appartiene». —