Parte da Monfalcone la battaglia nazionale per cambiare i decreti sul fondo amianto
foto da Quotidiani locali
MONFALCONE. Quando si tratta di amianto, la battaglia per ottener giustizia, non è mai finita. E ora che si è spalancato un nuovo fronte – governativo – parte proprio da Monfalcone, dove risiede uno degli stabilimenti strategici di Fincantieri, la mobilitazione delle 12 realtà che in Italia, da Broni a Milazzo, tutelano gli esposti. Lunedì 22 aprile riunite per 3 ore, dalle 10, al Palaveneto. Obiettivo: rovesciare il decreto interministeriale del 5 dicembre e prima ancora quello del 30 marzo 2023 con cui si è esteso l’accesso ai fondi destinati alle vittime dell’asbesto anche alle società partecipate pubbliche «dichiarate soccombenti con sentenza esecutiva» o parti debitrici nei verbali di conciliazione sui danni riportati dai lavoratori.
Un paradosso e una vergogna
Un «paradosso e una vergogna», per le 12 associazioni. Che puntano ora a far uscire dai confini strettamente comunali la protesta. Non solo con i 4 striscioni e l’odierno sit in a Trieste, sotto le finestre del palazzo di via San Francesco dove si raduneranno gli azionisti di Fincantieri per l’approvazione del bilancio, ma cercando una ribalta alla Festa del 1° Maggio a Monfalcone, quando la Triplice si presenterà in pieno assetto con i segretari generali Maurizio Landini (Cgil), Luigi Sbarra (Cisl) e PierPaolo Bombardieri (Uil). Sul palco alle 12 per concludere i comizi sotto i riflettori. Occasione d’oro per affrontare, nella cruciale mattinata dove non si tralascerà il tema degli infortuni e stragi bianche, la questione, numericamente ben più incidente, delle malattie professionali (nel primo bimestre 2024, fonte Inail, per i primi + 7,2%, per le seconde +35,6%). Come? Con la lettura, se la concederanno organizzatori e sindacati – parte, quest’ultima, che le 12 realtà vogliono coinvolgere nella lotta, assieme ai Comuni, parlamentari, Anna Cisint e a Massimiliano Fedriga, presidente della Conferenza Stato Regioni –, di un documento.
Le posizioni da portare avanti
Le posizioni da portare avanti sono state approfonditamente esposte, tra gli altri, da Claudio Ceron (Ubaldo Spanghero) assieme a Diego Dotto (Aea) e a Michele Luise (Lilt). Poi sintetizzate a punti da Giuseppe D’Ercole di Radio Anmil, per la rubrica Amianto e tumori professionali. In primis, il pressing su Fincantieri, indicata quale unica richiedente gli stanziamenti (per 158 lavoratori), la fatidica prima tranche del 2023 da 20 milioni, affinché «li destini in toto alla ricerca, alla cura del mesotelioma e ai centri di cura specialistici, come occasione di riscatto parziale dei tanti morti provocati». «Sarebbe – così D’Ercole – un’ottima opportunità per instaurare un vero rapporto di solidarietà con i lavoratori. Non si tratta di una rivendicazione, bensì di un richiamo a un’etica. Il successo del gruppo deriva anche dalla vita sacrificata dai suoi lavoratori. Cisint e Fedriga non devono fare i Ponzio Pilato»
La lettera al governatore
A tal proposito Dotto ha messo a disposizione il documento e la lettera al governatore varati dall’amministrazione. Quindi Maura Crudeli di Aiea (Roma): «Il 19 aprile l’ad di Fincantieri Folgiero ha illustrato, al Sole 24 ore, lo stato di ottima salute dell’azienda»; e pertanto «è capace di assolvere autonomamente al risarcimento di tutte le vittime: non ha bisogno degli aiuti del governo». Quattrini «della gente, pure delle vittime», ha rimarcato Alberto Alberti (Anmil Ferrara). Altresì i decreti e stanziamenti del governo Meloni «creano discriminazioni su più livelli», sempre D’Ercole, tra i lavoratori esposti, per i quali «gli uffici legali delle associazioni sono disposti a valutare possibili iniziative congiunte». Vale a dire: perché l’azienda di un operaio dell’appalto non può accede alla stessa corsia? E per porto o Ferrovie?