Il grande esodo degli alpini friulani: in mille da Udine per partecipare all’Adunata di Vicenza
La sua prima adunata fu nel 1983 a Udine. E da allora quelle che ha mancato si contano sulle dita di una mano. Non ne esiste una che preferisce («Udine esclusa, ci mancherebbe» sorride). Perchè sono tutte belle, tutte sono irripetibili («in qualsiasi luogo»).
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14259281]]
E lo, sarà, anche quella di Vicenza dal 10 al 12 maggio. Ne è sicuro il presidente dell’Ana di Udine, Mauro Ermacora.
Dna alpino («la mia famiglia è alpina dai tempi dei tempi, non fare l’alpino per me sarebbe stato un disonore» dice), è stato eletto alla guida della sezione lo scorso 17 marzo.
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14154071]]
Ci accoglie nelle nuova sede, a Pasian di Prato. Dove il lavoro, qui, non manca.
Presidente, è tutto pronto per l’adunata di Vicenza?
«Noi come sezione abbiamo organizzato quattro corriere, già tutte prenotate, che partiranno domenica mattina, in giornata, anche per ridurre i costi di partecipazione. Ciascun gruppo poi si organizzerà in autonomia, c’è chi partirà già dal martedì».
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14153118]]
Quante penne nere sfileranno dell’Ana di Udine?
«L’obiettivo minimo è di essere almeno in mille. Già dieci sindaci ci hanno confermato la loro presenza e spero che il numero aumenti perchè è sempre bello averli con noi durante la sfilata: questo dimostra la nostra vicinanza alle istituzioni».
[[ge:gnn:messaggeroveneto:12806885]]
Il 17 marzo fa è stato eletto alla guida dell’Ana di Udine. Ci traccia un primo bilancio ?
«Ho fatto parte del consiglio direttivo sezionale per 11 anni e questo mi ha permesso di conoscere bene la struttura dell’associazione, per sei anni sono stato revisore nazionale ed è stata una esperienza molto importante che mi ha permesso di imparare molto. C’è tanto lavoro da fare, dalle manifestazioni e alle ricorrenze a cui partecipare agli interventi per ottimizzare gli spazi della nuova sede con la speranza di avere i fondi necessari per poterlo fare che ci arrivano o da donazioni o da autofinanziamento. Non è nel nostro dna fare un passo più lungo della gamba. Sicuramente la gestione della parte amministrativa e contabile impiega parecchio tempo».
[[ge:gnn:messaggeroveneto:14153954]]
È difficile coinvolgere nuove leve?
«Difficilmente riusciamo ad averle. Sarebbe bene che coloro che non vogliono iscriversi all’associazione ci dessero una mano. Da uno studio che ha eseguito l’Università di Udine, e che sarà presentato a breve, è emerso che due su tre degli alpini che hanno sfilato nella nostra città non erano iscritti all’Ana. È un problema che accomuna tutta Italia».
Dovete affrontare anche un calo degli iscritti?
«Ne abbiamo persi molti negli anni. Nella nostra sezione sono iscritti 7.500 alpini e 2.500 come aggregati. Sicuramente mi piacerebbe aumentare questo numero. Alcuni fin dall’inizio hanno vissuto male il servizio militare, altri invece hanno visto nell’associazione un modo per proseguire il cameratismo creato in caserma. Questo è il nostro dna iniziale ma non possiamo obbligare nessuno».
Che cosa rappresenta per lei l’adunata?
«Ogni adunata è bella. Si crea quel filo tra le persone che difficilmente poi si spezza. È il classico spirito alpino, che ci contraddistingue. Non c’è mai un momento in cui ci si dimentica dell’altro. Partiamo sempre dal motto “siamo in cordata” e tutti devono arrivare, anche l’ultimo non si perde mai per strada. Lei può entrare in qualsiasi tenda di qualsiasi alpino e nessuno le dirà mai di no, non è esiste nel nostro vocabolario il no. Troverà solo sorrisi».
E di Udine che ricordi ha?
«Il tanto lavoro e la tanta pioggia (sorride, ndr). Sono stati mesi molto intensi per l’organizzazione, perchè dietro ai momenti di festa c’è un impegno costante considerate le tante norme che bisogna rispettare».
L’impegno maggiore in sede?
«Stiamo riorganizzando gli spazi in base ai nostri scopi, soprattutto per quanto riguarda la Protezione civile alpina. Vorrei che questo luogo diventasse il punto di aggregazione della Pc della Provincia».
Quanto è importante il rapporto con i gruppi?
«È fondamentale. Sono in stretto contatto con loro per capire se hanno problematiche. La sezione di Udine non esiste se non ci sono i gruppi. Se loro stanno bene noi stiamo bene. Io mi ritengo il capogruppo di un gruppo più grande che sono i nostri 10 mila iscritti».