Udine, paura in Borgo stazione: i commercianti stranieri chiedono più sicurezza
Quartiere tranquillo al mattino, dopo le 17 si trasforma con ubriachi e spacciatori. Chi lavora tra viale Leopardi e via Roma domanda più telecamere e controlli
«Non ci sentiamo sicuri. Alle cinque del pomeriggio vivere e lavorare qui diventa impossibile». Si fanno eco gli stranieri che lavorano in Borgo stazione, che ogni mattina alzano le serrande delle loro attività per abbassarle spesso quando il sole è tramontato da un pezzo. Desiderosi solo di lavorare in pace. Possibilmente in sicurezza.
Un giorno dopo l’altro, commercianti ed esercenti, di viale Leopardi e via Roma in particolare, sono costretti a fare i conti con migranti che vagabondano fuori e dentro le loro attività, che si scagliano contro le loro vetrine, che disturbano i clienti.
La richiesta è corale: «Vogliamo più sicurezza». A maggior ragione dopo che una giovane parrucchiera cinese nei giorni scorsi è stata aggredita mentre si trovava con i due figli a bordo della sua auto, presa a bottigliate da un cittadino straniero in evidente stato di alterazione.
«Abbiamo paura di uscire, anche di giorno – denuncia la titolare della gelateria dell’Orso di viale Leopardi, Lin Yan Yan, per tutti Stella.
«Anche io ho due bambini ma non li porto mai qui, specie in viale Leopardi. Lavoro con mio marito ma non ci sentiamo sicuri: dalle cinque del pomeriggio in poi ci sono persone che fanno confusione. Il quartiere è cambiato, peggiorato tanto.
La polizia c’è, ma quelli che fanno “casino” non hanno paura di niente, quella ce l’abbiamo noi».
Poco distante, in via Roma, la situazione sembra andare un po’ meglio. Anche grazie alla presenza dell’Esercito.
Idress Salam, 39enne di origine pakistana, titolare del negozio Super phone center, dice di non sentirsi in pericolo.
«Certo, anche qui, dopo le 17, in giro c’è gente ubriaca, che urla. Una volta uno è entrato e ho chiamato la polizia» fa sapere, aggiungendo che gli episodi di disturbo e danneggiamento ai negozi è pressoché costante: «Tre giorni fa hanno rotto il vetro del ristorante kebab qui di fronte – continua – due mesi fa quello di un mio amico».
L’amico è il 28enne Sahil Muhamma, anche lui pakistano, anche lui titolare di un negozio di telefoni.
«Sono uscito un attimo e quando sono tornato ho trovato rotto il vetro. Da un anno a questa parte, la zona di via Roma comunque è più tranquilla grazie alla presenza dei militari». Anche per il vicino tabaccaio i controlli fanno la differenza.
«Ma ce ne vorrebbero di più» dice la moglie Emma, cinese come lui. Come ci vorrebbero più telecamere per il 30enne originario del Bangladesh, che in viale Leopardi gestisce un internet point, Bepari Sharif: «Ho mandato un’email al Comune per chiedere che oltre a quella installata, che riprende l’altro lato della strada, ne vengano messe anche dal nostro. Qui abbiamo paura. La sera ci sono persone che bevono e spacciano».
Non ha, invece, paura per sé, ma per i clienti, Ali Sahidi, 30enne scappato anni fa dalla guerra in Afghanistan, che dal 2018 è titolare del ristorante Istanbul in viale Leopardi.
«Soluzioni? Bisogna cambiare le norme. Se qualcuno fa qualcosa contro la legge dev’essere mandato via».