Arezzo e il primo caso di vaiolo delle scimmie in Toscana: il viaggio alle Canarie, i sintomi e le parole del primario
Il primo passo è stato risalire ai contatti del 32enne ricoverato in ospedale. Che sono stati solo due: il medico e l’amico. Staranno in osservazione per 21 giorni
AREZZO. In fila davanti alla Basilica di San Francesco c’è un gruppo di turisti tedeschi che quando sentono la parola vaiolo, prima la ripetono, in inglese, smallpox? , poi si mettono a ridere. «Non c’è da un po’, signorina», dicono. Da un po’ non leggono nemmeno i giornali. Ma in fondo è appena mezzogiorno di lunedì 23 maggio. Nemmeno gli aretini sanno ancora che il primo caso in Toscana è entrato proprio da questo comune all’estremo est della regione, la città dell’oro e dell’alta moda, patria di artisti e poeti come Francesco Petrarca. Le tv dei ristoranti sono spente, i clienti sono seduti ai tavoli all’aperto.
Non sanno che il vaiolo delle scimmie è entrato con un ragazzo di 32 anni di ritorno da un vacanza alle isole Canarie, dove è appena scoppiato un focolaio. Un secondo focolaio, stando ai virologi, è in Austria.
Lui è atterrato a Fiumicino il 15 giugno. Ha dei sintomi lievi, piccoli segni sulla pelle, nient’altro. Fino al 20 maggio, giorno in cui decide di farsi visitare dal medico di fiducia, vede solo un amico per un aperitivo. O almeno, questa è la sua ricostruzione. I sintomi nel frattempo si fanno più evidenti. Nella mattina di venerdì 20 maggio arriva all’ospedale San Donato e viene immediatamente preso in carico dai medici del reparto di Malattie infettive, che hanno un sospetto. Ha lesioni cutanee suggestive per l’infezione che fanno pensare a quello. I medici decidono di mettersi in contatto con l’istituto Spallanzani di Roma per un parere sulle lesioni e l’esito è positivo: si tratta di vaiolo delle scimmie, come quello degli altri tre pazienti in carico all’ospedale romano. In totale in Italia sono quattro i casi. «Viste le lesioni e la provenienza, cioè il fatto che fosse appena rientrato dalle Canarie, ci ha fatto pensare che si potesse trattare di vaiolo», fa sapere a Il Tirreno il direttore di Malattie infettive Danilo Tacconi, direttamente dalle stanze del reparto. «Dopo la conferma, abbiamo inviato i campioni e ieri (domenica 22 maggio, ndr) pomeriggio abbiamo avuto conferma che si trattava di quello».
Il primo passo è stato risalire ai contatti del 32enne. Che sono stati solo due: il medico e l’amico. Staranno in osservazione per 21 giorni. I sintomi peggiori che si possono presentare in caso di contagio sono febbre, cefalea, lombalgia ed eruzione cutanea, a volte con grave dolore addominale. Il 32enne ricoverato al San Donato sta bene e il primario invita a non fare allarmismi: «Generalmente in situazioni come queste non si usano farmaci per la cura, perché comunque i casi non risultano essere complicati. Il ragazzo ha queste lesioni, si stanno chiudendo le croste, rimarrà contagioso fino a quando non si saranno chiuse tutte. I trattamenti specifici vengono fatti solo in caso di complicanze, come quelle respiratorie».
Esprime invece preoccupazione il sindaco di Arezzo, Alessandro Ghinelli, che aspetta di incontrare il primario di Malattie infettive per fare «un punto», dice. «Siamo preoccupati. Sappiamo che la persona è stata isolata da quando ha iniziato ad avere i sintomi e che la diagnosi è stata precoce. Voglio però sapere se bisogna prendere precauzioni».