Otto anni fa l’omicidio di Andy Rocchelli in Donbass, una mostra lo ricorda a Pavia
Per l’anniversario esposte a Radio Aut alcune sue foto. Si discuterà della libertà di stampa con due docenti
PAVIA. Sono passati otto anni dalla morte di Andrea Rocchelli, il fotoreporter pavese ucciso il 24 maggio del 2014 in Ucraina mentre documentava le sofferenze dei civili durante la guerra nel Donbass. Un anniversario quest’anno più simbolico e rappresentativo dell’impegno di Rocchelli, perché è il primo anniversario con la guerra in Ucraina in corso.
Martedì sera, a Radio Aut (via Faruffini, 4, Pavia), il fotoreporter ucciso a colpi di mortaio insieme al collega e compagno di viaggio Andrey Mironov nel villaggio di Andreevka sarà ricordato proprio a partire dai suoi lavori, con una mostra fotografica sulla primavera araba, che sarà inaugurata alle 20.
Il dibattito
Seguirà un dibattito sul tema con Francesco Mazzucotelli, docente di Storia della Turchia e del Vicino Oriente all’Università di Pavia, e Clara Capelli, economista esperta di Medio Oriente e Nord Africa, con esperienze di lavoro e ricerca in Tunisia, Libano e Palestina, dove si è occupata soprattutto di politiche di sviluppo e cooperazione.
Andy Rocchelli è stato tra i fondatori di Cesura, nel 2008. I suoi progetti fotografici si concentrano soprattutto sulla documentazione delle violazioni dei diritti umani in diverse zone del mondo. Per il suo omicidio è stato processato e infine assolto Vitaly Markiv, un soldato della Guardia nazionale ucraina. «La storia di Andy è una testimonianza del come alcune situazioni restino sottovalutate e inascoltate – dice Egle Papetti, dell’associazione “Volpi scapigliate” –. Per quanto riguarda l’Ucraina, ad esempio, Andy aveva documentato vicende iniziate otto anni fa e di cui oggi vediamo gli sviluppi».
Andy Rocchelli fu colpito da colpi di mortaio il 24 maggio del 2014, mentre raccontava le condizioni dei civili attanagliati tra le due parti in conflitto. A esplodere i colpi di mortaio da una collina furono, secondo quanto stabilito dai processi, militari della Guardia nazionale, ma l’unico imputato, il soldato Vitaly Markiv, è uscito indenne dal giudizio. Markiv fu arrestato nel 2017, perché sospettato di avere guidato il plotone che esplose i colpi di mortaio dalla collina. Il 12 luglio 2019, Markiv fu condannato dai giudici di Pavia a 24 anni di carcere. Ma il 3 novembre dello scorso anno la Corte di Assise di Appello di Milano ribaltò il verdetto, assolvendolo.