I No ovovia a Trieste: «Le carte della Vas confermano tutte le criticità»
Il comitato divulga le osservazioni degli uffici di Regione, Arpa e Sovrintendenza. Passaggi critici su sostenibilità economica e ambientale. Il precedente allo Stelvio
TRIESTE. Osservazioni un po’ su tutta l’opera e il pernicioso (per il Comune) precedente di una cabinovia bloccata sullo Stelvio. Ieri mattina il Comitato No ovovia ha presentato la documentazione delle missive che Regione, Arpa e Soprintendenza hanno inviato al Comune nell’ambito della Valutazione ambientale strategica. Spuntano diversi passaggi critici e richieste di approfondimento in materia ambientale, paesaggistica. Ma anche di sostenibilità economica: la Regione in particolare rileva che l’opera sposterebbe solo l’1,25% del traffico nelle ore di punta.
Ma andiamo con ordine. La presentazione è avvenuta ieri mattina al Caffè San Marco, relatori i tre volti del comitato: l’architetto William Starc, Andrea Wehrenfennig di Legambiente, Elena Declich del comitato residenti di Barcola. Ha dichiarato Starc: «Ogni giorno che il Comune passa a sostenere l’inutile ovovia aumenta il rischio che Trieste perda i 48 milioni di euro del Pnrr. È urgente attivarsi per un piano B che per noi è un moderno tram da Barcola a Campo Marzio, un primo lotto di una rete che integri centro e rioni periferici». Una controproposta che, ha spiegato Starc, consentirebbe di guadagnare due anni, poiché «la scadenza per la conclusione dei lavori per il tram è fissata al 2026, mentre quella per gli impianti a fune è nel 2024». Il comitato chiede quindi un incontro al Comune per discutere di alternative: «Cambiare idea può essere un atto di coraggio».
Nel pubblico politici come Andrea Ussai (M5s), Marco Bertali (3V), Leo Brattoli (At), Fabio Feri (Sinistra in Comune). Tra questi anche la deputata M5s Sabrina De Carlo: «Va ringraziato il comitato per il lavoro che sta facendo. Io ho incontrato il ministro il giorno della manifestazione, lui mi ha rassicurato, dicendo che da parte del governo c’è massima disponibilità a trovare punti d’incontro per possibilità alternative, ma il tutto deve partire dal Comune, il solo che può chiedere il project review».
Veniamo alle carte. La relazione di Arpa riapre il capitolo vento, chiedendo approfondimenti sul microclima, ad esempio sull’incanalarsi del vento catabatico nella valle del rio Bovedo. Stesso discorso per le precipitazioni e il dissesto idrogeologico, aspetto sul quale si invita a tener conto dei disboscamenti derivanti dall’opera stessa. L’Agenzia chiede poi informazioni sugli effetti sull’aria, sul rumore prodotto, su flora e fauna. Arpa tocca anche i processi partecipativi, chiedendo «la sintesi dei risultati che ne sono scaturiti e la descrizione di come gli stessi sono stati presi in considerazione».
La Soprintendenza chiede maggiori informazioni sull’impatto visivo e paesaggistico sul Porto vecchio e sulla parte campo Romano-Bovedo. Osservazioni di peso anche nella relazione della direzione ambiente regionale. Le valutazioni dei consulenti del Comune vengono definite «molto generiche e non supportate da adeguate motivazioni». Si chiedono approfondimenti sulla sostenibilità economica e ambientale dell’opera. Quanto alla mobilità: «Nell’ora di punta si stima che verranno tolti dalla rete 450 veicoli equivalenti. Considerato che tale valore rappresenta l’1, 25% dei veicoli circolanti nell’area di studio nella medesima fascia oraria, si osserva come i dati non sembrino indicare effetti positivi particolarmente significativi su questa tematica; questi aspetti dovranno essere maggiormente indagati». Ma l’ente, come la Soprintendenza, solleva anche il tema del decreto ministeriale del 2007 che vieta impianti di risalita nelle zone a protezione speciale (Zps), come l’area del Bovedo. A tal proposito, una nota del Mise sul progetto di funivia sullo Stelvio illustra il parere dell’Avvocatura di Stato in materia: «L’analisi dell’Avvocatura - vi si legge - ha confermato che tutte le tipologie di impianti a fune rientrano nell’ambito di applicazione (del decreto ministeriale ndr) in considerazione che detti impianti “hanno strutturalmente un impatto sull’habitat dei volatili…” e che tali strutture possono “pregiudicare l’ecosistema e la sicurezza degli uccelli, che lo stesso decreto tutela”».
Nei giorni scorsi Comune e Regione hanno dichiarato ottimismo sull’esito della Vas.