Serracchiani sprona il Pd: «Riflettere su ciò che non va e subito al lavoro per il 2023»
La capogruppo dem alla Camera alla luce dei risultati delle amministrative: «Ricucire il sistema di relazioni nei territori e rivedere l’impostazione seguita sin qui»
TRIESTE. «Inutile nascondersi che le cose non vanno bene». Debora Serracchiani chiede al Pd regionale una «profonda riflessione» sulla sconfitta alle amministrative. La capogruppo alla Camera invita i suoi a scrollarsi di dosso l’immobilismo e costruire da subito la proposta per il 2023. Serracchiani considera competitivo il campo progressista. Ma pesano i troppi “se”: la permanenza di Massimiliano Fedriga, il candidato del centrosinistra e i potenziali alleati ridotti a minime percentuali. Per il Friuli Venezia Giulia l’ex governatrice auspica una riedizione del “modello Verona” e dunque un leader capace di essere trasversale e di unire centro, sinistra e liste civiche.
Prima cosa: il governo arriva a fine legislatura?
«Pnrr, pandemia, guerra: il governo si regge su una maggioranza eterogenea per portare avanti impegni precisi e va tenuto fuori dalle fibrillazioni partitiche. Impensabile far cadere Draghi o pensare a elezioni anticipate».
Fedriga dice che proposte come lo ius scholae indeboliscono il governo.
«Mi pare sia l’alibi per un’uscita dalla maggioranza, che sta tentando la Lega. Lo ius scholae è già una mediazione nei confronti del centrodestra ed è un atto di civiltà. Diritti civili e diritti sociali devono camminare assieme».
L’Italia reggerà in autunno caro energia e inflazione?
«Sui costi energetici serve un tetto europeo. Il governo lavora inoltre per eliminare in due anni la dipendenza dalla Russia, ma bisogna agire nell’immediato per aiutare le famiglie. Taglio delle tasse sul lavoro, che dia una mensilità in più a tutti gli italiani, Aiuti mirati alle imprese, credito d’imposta e sgravi fiscali. Il disagio non deve diventare rabbia».
Cosa racconta il risultato nazionale delle comunali?
«Che quando si è uniti si vince. Emerge l’unità del Pd e la sua capacità di allargare il perimetro a movimenti civici, forze di centro e di sinistra. Questa presenza forte e continua sui territori ha pagato: i voti per il Pd sono cresciuti rispetto alle amministrative del 2017».
Come esce la segreteria Letta dal voto a un anno dalle politiche?
«Il partito è in salute ed esce rafforzato, anche nell’identità. Paga la coerenza su Pnrr, piano vaccinale e appoggio all’Ucraina. Letta ha saputo inoltre lavorare sulla coesione interna: remiamo uniti».
Ma le elezioni politiche le vince il centrodestra…
«Numeri alla mano, il centrodestra è maggioranza nel paese, ma vedo confusione e divisione fra i leader. Non so come finirà tra loro. A me interessa far vincere il centrosinistra e il paese è sensibile a una spinta riformista. Giochiamo la partita per governare l’Italia».
In Fvg il centrosinistra e il Pd prendono un’imbarcata e in alcuni contesti non toccano palla…
«Intanto vanno ringraziati i candidati e le candidate. Cito per tutti Laura Fasiolo per l’enorme lavoro a Gorizia. È inutile nascondersi che le cose non vanno bene. Abbiamo vinto a Codroipo e Duino Aurisina, ma siamo sconfitti a Cervignano, Monfalcone, Azzano e Lignano. Serve una riflessione profonda sulla situazione del partito e su come uscire da questa difficoltà, rilanciando il campo del centrosinistra».
Il segretario Shaurli dovrebbe dimettersi?
«Il punto non è individuare le colpe, che sono in capo a tutti e parlo anche a me stessa. Ma bisogna impostare subito il lavoro per le regionali e il comune di Udine. Dobbiamo ricucire il sistema di relazioni nei territori. Va fatto quanto prima, rivedendo l’impostazione con cui ci siamo mossi fin qui. Va chiarito in fretta ai cittadini qual è la proposta alternativa all’attuale giunta regionale».
E qual è?
«Bisogna risolvere le difficoltà della sanità, rafforzare l’autonomia, investire nelle infrastrutture di collegamento con il resto del paese. Serve una politica sociale che guardi a chi rischia di rimanere indietro. Dobbiamo dare prospettive ai giovani e investire su scuola, università e formazione per la transizione ecologica e digitale. Siamo il territorio del Nord col reddito pro capite più basso: occorre lavorare in tutta Italia sull’aumento dei salari. Bisogna poi restituire centralità a Udine come traino del Friuli, ridare identità forte a Gorizia capitale europea e sostenere il sistema industriale e la logistica pordenonesi. A Trieste serve industria e il porto deve fare l’ultimo salto e diventare volano di tutta la regione».
La sensazione è che l’opposizione dia per certa la sconfitta contro Fedriga.
«Assolutamente no, mancano diversi mesi e può succedere di tutto. Insisto: il Pd deve arrivare preparato, ritrovando le ragioni dello stare insieme fra noi e allargandoci a un mondo più ampio».
E se Fedriga fosse richiamato a Roma?
«Siamo in una legislatura in cui è successo di tutto. Presto per dire che non accada: le difficoltà della Lega e del suo leader sono sotto gli occhi di tutti».
Con chi si costruisce il campo largo?
«Niente alleanze a tavolino e improvvisazioni, ma temi e idee condivisi: prima decidiamo cosa fare e poi con chi. Parliamo a M5s e ai tanti movimenti civici, dai Cittadini ai centristi fino al Patto per l’autonomia, e le liste di sinistra presenti alle amministrative».
Al momento non avete un candidato. Letta lancia il modello Verona: le piacerebbe?
«Verona non è frutto di improvvisazione, ma un percorso dell’area progressista locale. Tommasi è un mediatore capace di unire da Calenda fino alla sinistra, con una coalizione forte nelle idee, molti giovani e donne. Bisogna lavorare per costruire un percorso simile».
Iacop e Shaurli sarebbero disponibili a correre: scaldano il cuore degli elettori?
«Sarebbero all’altezza ma è prematuro buttare lì nomi se non consolidiamo le idee».
E Patuanelli? Il nome lo ha lanciato lei, ma il M5s viaggia al 2%. ..
«Patuanelli è una personalità del campo progressista, già due volte ministro. Può e deve avere un ruolo importante alle prossime regionali».