Covid, a scuola con le mascherine
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Dispositivi e areazione delle aule, ecco le linee guida dell’Iss per la ripartenza di settembre. Poche novità rispetto al passato, il timore è che le classi diventino ancora veicolo di contagio
ROMA. Purificatori dell’aria nelle aule scolastiche sì, ma solo dopo aver verificato che non basti tenere le finestre spalancate e indossare le mascherine. Dopo mesi di attesa le linee guida dell’Iss per la riapertura in sicurezza delle scuole hanno partorito il topolino. I tecnici dell’Istituto, coadiuvati da quelli del Centro nazionale sostanze chimiche, non sembrano infatti essere andati molto al di là delle misure adottate in passato, che non sono state però sufficienti ad impedire focolai e didattica a distanza.
Il documento di 16 pagine è stato già consegnato al ministero dell’Istruzione, che dovrà ora diffonderlo tra i presidi, i quali dovrebbero però avere almeno tre lauree, in medicina, fisica ed ingegneria, per decifrare le schede tecniche che fanno da guida alla scelta dei diversi tipi di dispositivi per la ventilazione o la purificazione dell’aria negli ambienti chiusi. Strumenti dei quali lo stesso documento sottolinea gli alti costi, tanto da consigliarli eventualmente solo «ad integrazione e non in sostituzione delle principali misure anticontagio». Dopo aver affermato in premessa che «la qualità dell’aria indoor è un requisito essenziale per il mantenimento della buona salute della popolazione scolastica», gli esperti precisano che «l’utilizzo di dispositivi di sanificazione, purificazione e ventilazione è di giovamento solo se comporta un miglioramento dell’aria indoor». Obiettivo raggiungibile, secondo gli estensori delle linee guida anche «con la semplice ventilazione delle aule attraverso l’apertura delle finestre». Né più né meno che la ricetta della nonna adottata fino a ieri, costringendo gli alunni a indossare sciarpa e cappotti in aula e con grande dispersione di energia, alla faccia del contingentamento dei consumi per carenza di gas.
«Qualora le valutazioni tecniche individuassero la necessità di ricorrere a dispositivi specifici per la purificazione degli ambienti, questi dovranno essere selezionati sulla base delle specifiche tecniche» riportate nello stesso documento.
«Si parla di personale specializzato che dovrebbe occuparsi della valutazione delle apparecchiature ignorando che nella scuola non esiste», puntualizza Cristina Costarelli, capo della sezione laziale dell’associazione nazionale presidi. E Stefania Sambataro, vice presidente del Comitato IdeaScuola, rincara la dose: «Non si è investito nulla per diminuire il numero degli alunni per classe e rafforzare gli organici». A settembre dunque si tornerà nelle aule pollaio. Sperando che, stretti stretti, almeno il freddo punga un po’ meno.