Torna il fuoco sul Carso, centinaia di sfollati. I sindaci: temiamo il dolo
È di nuovo emergenza lungo il Vallone: evacuati gli abitanti di San Michele, Marcottini, Devetachi e Visentini
TRIESTE. Il fuoco non molla la presa sul Friuli Venezia Giulia e rialza violentemente la testa soprattutto in Carso, dov’è di nuovo piena emergenza incendi. Giovedì 28 luglio roghi hanno divorato interi, nuovi, pezzi di bosco lungo il Vallone, nella zona del Monte Brestovec, avvicinandosi pericolosamente ai paesi e mettendo a rischio le persone, tanto che sono state evacuate quattro frazioni: Devetachi, Marcottini e Visintini nel Comune di Doberdò del lago, e San Michele in quello di Savogna d’Isonzo. Per altre due, Palchisce (a Doberdò) e Gabria (a Savogna) è scattata la pre-allerta. In totale parliamo di circa 400 persone costrette ad abbandonare le proprie case, delle quali poco meno di 190 a Marcottini, una ventina tra Devetachi e Visintini, e poco più di 200 a San Michele, il primo borgo a essere sfollato già nella notte tra mercoledì e giovedì
La decima giornata di emergenza incendi in Fvg è andata così. Si pensava, si sperava, di poter finalmente tirare un sospiro di sollievo, e invece no. Già nel pomeriggio di mercoledì ci si era resi conto che la situazione, nel Carso isontino, stava prendendo una brutta piega, con l’accendersi di nuovi focolai, dopo alcuni giorni di pace, durante i quali le squadre si erano limitate a tenere sotto controllo il territorio con le bonifiche. Nella tarda serata l’aggravarsi del quadro, con l’evacuazione, alle 3 della notte, di un primo gruppo di abitanti di San Michele del Carso, una sessantina, cui si sono aggiunti tutti gli altri nelle ore successive, nel corso della giornata di giovedì. La quasi totalità delle persone alloggia a casa di amici e parenti, ma sono state comunque allestite la palestra della scuola di Savogna, il centro Gradina e la palestra di Monfalcone.
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La giornata è stata segnata da paura e tensione. «Qui rischiamo di nuovo», commentava nel pomeriggio un preoccupato Riccardo Riccardi, vicegovernatore con delega alla Protezione civile: «la situazione purtroppo non migliora, il fuoco pesta pesante, abbiamo dovuto evacuare la gente. E la preoccupazione aumenta in vista della notte, perché i mezzi aerei si fermano».
A operare dal cielo, tre elicotteri e due Canadair (solo uno per una parte della giornata). Da terra, oltre alle squadre composte da Vigili del fuoco, Protezione civile regionale, Forestali e volontari Antincendio boschivo, anche Vigili del fuoco da Belluno, Treviso e Ferrara, e i gaslici, i pompieri sloveni, e diversi volontari, che hanno lottato contro il fuoco in questa guerra che sembrava vinta ma non lo è. È una ruota infernale che gira e abbraccia un intero territorio unito dalla natura: prima le nostre squadre hanno lavorato anche oltreconfine, oggi arrivano gli sloveni qui, nella speranza di frenare il grande nemico comune.
Un nemico che, per il sindaco di Gorizia Rodolfo Ziberna, non ha un nome e un cognome, ma «non può che essere doloso, perché ci sono tutti i presupposti. Certo, la prova non è stata ancora trovata, ma gli indizi ci sono tutti. E chi sa qualcosa, parli». Tesi sostenuta anche dal sindaco di Savogna Luca Pisk: «Le fiamme sono partite in prossimità della strada, dove non c’erano focolai attivi, e una sigaretta lanciata dal finestrino difficilmente può creare in poco tempo un rogo simile: in quel punto erano passate da poco le squadre, non si vedeva fumo, nulla. Che dietro ci sia un gesto doloso lo metto seriamente in conto, mi pare ci siano molti elementi per dirlo». Più cauto Riccardi, che non esclude a priori il dolo, ma lo inserisce all’interno di un quadro articolato, in cui «ci possono essere azioni dolose, ma ci sono anche altri elementi, dalla presenza della ferrovia e di altre infrastrutture, a una siccità e un caldo eccezionali. Non sono un magistrato - precisa il vicegovernatore - quindi non ho gli elementi per esprimermi con certezza sulle cause».
Il fronte carsico è stato ieri in assoluto il più critico, anche se i roghi hanno continuato a bruciare pure la montagna friulana e pordenonese, in particolare a Taipana (Udine), sul Gran Monte, dove ha operando un elicottero, poi a Frisanco (Pordenone), sul Monte Raut, e a Resia (Udine), dove però ora ci si sta concentrando soprattutto sulle operazioni di bonifica e sorveglianza.
A tal proposito, proprio in Val Resia, le squadre hanno individuato un imponente e pericoloso masso finito sul pianoro da uno dei versanti interessati dai roghi. In mattinata anche nella zona di Bristie, sul Carso triestino, a Sgonico, un incendio aveva creato preoccupazione, ma è stato domato in un paio d’ore dai Vigili del fuoco.