A tavola per un mese con la cucina tipica padovana
foto da Quotidiani locali
Sono 23 i ristoranti e le trattorie tipiche della cucina veneta che, nel Padovano, per tutto novembre, serviranno a tavola piatti cucinati a base di carne d’oca.
Ecco i locali e le pasticcerie aderenti
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I ristoranti
Due si trovano in città: la trattoria Nero di Seppia, gestita dalle sorelle Eugenia e Patrizia Rubin, a pochi metri da Pontecorvo e A Banda del Buso, di Chiara Ognibene, dalle parti di via Beato Pellegrino.
Gli altri 21 locali sono tutti in provincia, tra cui, nell’Alta, Al Palazzon, a Galliera; Da Giovanni, a Sant’Anna Morosina. Nella Bassa all’Hostaria San Benedetto, a Montagnana; nella zona dei Colli, Da Ballotta, di Fabio Legnaro, a Torreglia e Alla Montanella, di Giorgio Borin, ad Arquà Petrarca; nella cintura, Da Boccadoro, di Renato Piovan ed Al Bosco, a Saonara, gestito da Stefania Daniele.
Il rilancio della cucina a base d’oca fa parte di una nuova campagna promozionale dell’Appe, che, negli ultimi tempi, sta puntando molto sul recupero dell’animale da cortile più allevato ed usato nella cucina nostrana.
Il San Martino in pasticceria
Sempre l’Appe sta rilanciando anche i tradizionali dolci di San Martino che sino alla fine del mese si possono acquistare in 18 pasticcerie di qualità, tra cui Al Duomo, Da Ballico, Estense, La Creme, Le Sablòn, nelle varianti del cavallo e della spada del Santo.
I ristoratori si stanno impegnando ad offrire i piatti ai prezzi dell’anno scorso, nonostante la materia prima, derivata in genere dall’oca pezzata veneta, allevata soprattutto nella Bassa, sia aumentata del 30%.
L’oca
«In questo periodo, da decenni, l’oca è la vera regina della tavola», sottolinea Renato Piovan, contitolare con il figlio chef del Boccadoro a Noventa, «Noi la cuciniamo in tutte le salse. La più richiesta è l’oca all’onto, ma molti chiedono anche il petto d’oca o la classica coscia».
Ma ci sono anche ristoratori che l’abbinano con la pasta: «Da sempre il nostro piatto forte sono le tagliatelle preparate in sala davanti al cliente con il ragù d’oca», riferiscono Michele e Giovanni Pettenuzzo del loro locale di San’Anna Morosina, «abbiamo prenotazioni anche da fuori provincia».
Il San Martino
Oltre all’oca, grazie alla campagna Appe e all’impegno dei pasticceri, sono sempre di più gli appassionati dei dolci di San Martino, una tradizione che rischiava di entrare solo nei ricordi dei più anziani.
«Come Gruppo pasticcieri stiamo puntando molto sul recupero del Cavallo di San Martino», assicura Federica Luni, vice-presidente Appe, «innanzitutto perché è buonissimo. È fatto con una pasta frolla croccante e con cioccolato al latte o fondente e ricoperto con una ghiaccia reale».
«Può arrivare fino a 40 centimetri di altezza ed è diventato anche il simbolo della condivisione e della solidarietà in ricordo della scelta di San Martino che si priva di mezzo mantello per darlo a chi non ha nulla per coprirsi. Fatte le debite distanze, è un po’ come comprare il panettone a Natale e la colomba a Pasqua».
Oca e festività di San Martino sono unite anche negli scongiuri: «Chi no magna l’oca a San Martin, no fa el beco di un quatrin», ricorda il segretario Appe Filippo Segato, parafrasando il popolare proverbio che si riferisce alla sua valenza scaramantica.