Venezia, il futuro dell’area di Rialto passa per l’artigianato: «Le Fabbriche Nuove diventino un fondaco»
foto da Quotidiani locali
Rilanciare Rialto partendo dall’artigianato. E facendo delle sansoviniane Fabbriche Nuove, tra un paio d’anni svuotate dagli uffici giudiziari trasferiti nella Cittadella della Giustizia di piazzale Roma, il fulcro di questa attività. Trasformandolo in un fondaco aperto agli artigiani di qualità, ma anche in un centro di formazione e di ricerca, aperto alle stesse università veneziane.
E l’idea che ha preso forma dalla tre giorni di dibattito sul futuro del mercato che si è chiusa ieri a palazzo Franchetti, sede dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere e Arti che l’ha promossa, in collaborazione con l’Associazione Progetto Rialto e il coordinamento della professoressa Donatella Calabi. Perché il futuro del mercato - oggi in grande sofferenza sia per la vendita del pesce, sia per quella dei prodotti ortofrutticoli - è legato a quello stesso della città, che deve ripartire dai giovani, sia gli universitari, sia gli apprendisti che possano raccogliere il testimone dai maestri artigiani oggi in numero sempre più esiguo.
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Il rettore dell’Iuav Benno Albrecht - intervenuto - ha ricordato l’ambizioso progetto Venezia Campus lanciato dall’ateneo, in collaborazione con le altre università e istituzioni di formazione superiore veneziane, oltre che con Comune e Regione. «Si prevede di portare in 10 anni da 25 a 60 mila il numero degli universitari a Venezia», ha ricordato Albrecht, «con circa duemila nuove assunzioni tra docenti e personale amministrativo e la creazione di circa cento nuovi corsi, utilizzando i molti spazi vuoti disponibili in città per un’area di circa 30 ettari, con un indotto aggiuntivo a favore della città di circa un miliardo. Un progetto a costo zero perché finanziato in larga parte dallo Stato, essendo nuove strutture universitarie, ma che può contribuire a stabilizzare l’occupazione e a creare nuova residenza».
Le Fabbriche Nuove, di proprietà demaniale, potrebbero essere il centro del nuovo polo artigianale legato al mercato, come ha ricordato anche il professor Luca Molà della Warwick University, vicepresidente dell’Associazione Progetto Rialto che da anni è impegnata anche con gli operatori dell’area realtina a ripensare a un futuro che invece sembra distante dai pensieri dell’amministrazione. Un’assenza ricordata anche da Andrea Vio, portavoce degli operatori realtini del pesce, in grandi difficoltà economiche, che chiedono di poter anche vendere, per sostenersi, a veneziani e turisti, cibi cotti pronti per l’assaggio ricavati dai loro prodotti ittici. Moltissimi e appassionati gli interventi anche ieri, tra cui quelli di Paola Marini, presidente dei Comitati privati per la salvaguardia di Venezia, e di Giulio Manieri Elia, direttore delle Gallerie dell’Accademia. Istituzioni che svolgono entrambe un ruolo importante anche nel campo del restauro, che permette il mantenimento e lo sviluppo in questo campo di operatori qualificati, come ha ricordati anche Federica Restiani dell’Istituto Veneto per i Beni Culturali.
Ma se il polo dell’artigianato e della formazione sorgerà effettivamente nelle Fabbriche Nuove, a organizzarlo dovrà essere una società di gestione creata dagli spessi operatori, per evitare il fallimento di altri incubatori di imprese lanciato negli anni scorsi dal Comune in contenitori come gli ex Cnomv o l’ex Convento dei Santi Cosma e Damiano alla Giudecca, abbandonati per l’incapacità dell’amministrazione di mandare avanti un progetto. Lo ha sottolineato Gianni De Checchi per la Confartigianato che ha ricordato la necessità di un reale Piano casa che favorisca non solo le famiglie a basso reddito, ma anche il ceto medio sparito da Venezia, puntando sull’artigianato di qualità. D’accordo anche Michela Scibilia, presidente della Cna veneziana, mentre operatori qualificati come Stefano Vianello per i pavimenti alla veneziana o Stefania Giannici, artigiana della carta, chiedono spazi per la formazione dei giovani ma anche per la propria, ulteriore qualificazione professionale.