Niente limiti di orario, sì agli home-restaurant e regole più semplici: così cambia il commercio in regione
Si va verso lo snellimento delle procedure per i Comuni che potranno gestire autonomamente le loro aree pubbliche commerciali con maggiore tranquillità
La riforma della legge 29 del 2005 entrerà in vigore nei primi mesi del 2023, dopo il voto in Consiglio regionale, che non si terrà prima di gennaio o febbraio.
«Adesso è impossibile vararla, non ci sono i tempi tecnici - afferma l’assessore alle Attività produttive, Sergio Bini - con le scadenze che abbiamo, in particolare con la legge Finanziaria».
Ma il provvedimento, che ha già incassato il parere positivo all’unanimità del Cal (Comitato autonomie locali) e delle associazioni di categoria, giovedì 17 novembre è approdato in Commissione, dove è stato lo stesso assessore a illustrarlo.
Ha fatto discutere più di ogni altra cosa la deregulation riguardante le chiusure e le domeniche: nessun limite di orario nè di giornate per i negozi, che se lo ritenessero conveniente, potrebbero restare aperti anche di notte, a Natale o a Pasqua. L’unico obbligo resterà l’esposizione al pubblico in modo visibile di orari e giorni di apertura.
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L’impianto della legge
Le parole d’ordine sono semplificazione e ammodernamento del corpus normativo, abrogazione di norme superate da leggi nazionali o comunitarie, snellimento delle procedure per i Comuni che potranno gestire autonomamente le loro aree pubbliche commerciali con maggiore tranquillità.
«Tra i provvedimenti specifici - aggiunge Bini - , l’eliminazione della doppia documentazione da presentare a Comune e Camera di Commercio, la semplificazione nell’utilizzo dell’e-commerce, la cancellazione dell’obbligo di Scia per spacci e mense aziendali, la sburocratizzazione urbanistica per chi vuole aprire esercizi di vicinato, la cancellazione dell’obbligo di comunicazioni per i distributori automatici di alimenti e bibite».
Viene introdotta la possibilità di avviare home restaurant (attività caratterizzata dalla somministrazione di bevande e alimenti presso la propria abitazione) e home food (attività di produzione di alimenti e bevande destinati alla vendita al dettaglio in una cucina domestica), mentre sarà possibile prevedere scontistiche e promozioni anche al di fuori dei canonici tempi dei saldi.
Per quanto riguarda il commercio ambulante sono stati definiti criteri di priorità per valorizzare l’esperienza degli operatori con professionalità acquisita nel corso del tempo, la commercializzazione di prodotti tipici locali e del made in Italy, il rispetto dei luoghi e del contesto architettonico del mercato e un equilibrato rapporto tra tipologie alimentari e non alimentari.
Il dibattito politico
Più luci che ombre, secondo i consiglieri presenti in Commissione, riguardo la riforma del commercio. Nel mirino però la deregulation spinta.
Sergio Bolzonello del Pd ha detto che «è vero che c’è una sentenza della Corte costituzionale sulle aperture, ma nulla è davvero tombale, se non per un certo periodo di tempo. Io ci misi la faccia per limitare le aperture e sono convinto che servano momenti di chiusura».
Critico pure Cristian Sergo del M5S, che ha parlato di «pianto del cuore» convinto che «si possano trovare le motivazioni di interesse generale per limitare le aperture, a tutela degli stessi commercianti e dei consumatori, come peraltro è avvenuto durante alcune fasi della pandemia».
Discussione anche sugli home restaurant e home food. «Indichiamo soltanto le fattispecie, non le normiamo ancora», ha precisato Bini. Ma secondo Bolzonello «sarebbe meglio aspettare, perché se già lo definiamo è chiaro che si va verso un riconoscimento dell’home restaurant, una legittimazione che potrebbe creare problemi a chi fa attività di ristorazione».
Più ottimista Franco Mattiussi (Fi): «Sull’home restaurant dovrà esserci un regolamento che inquadri gli obblighi di chi va a preparare pranzi e cene a domicilio. Ma sarebbe sbagliato proibire».
Specificazioni su vendite sottocosto, somministrazione nelle fiere, vendita di superalcolici, nonché sulla definizione di media struttura commerciale, sono state richieste ancora da Sergo.