G20, i motivi per cui Xi Jinping ha bacchettato Trudeau e le differenze culturali tra i due
di Gianluigi Perrone* Durante il G20 Xi Jinping ha rubato la scena ai suoi pari internazionali. Certamente Joe Biden è stato una tappa fondamentale per ogni incontro vis a vis e la questione Russia era al centro del dibattito, ma l’occasione di incontrare il leader della Repubblica Popolare era per tutti la chance della vita, […]
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di Gianluigi Perrone*
Durante il G20 Xi Jinping ha rubato la scena ai suoi pari internazionali. Certamente Joe Biden è stato una tappa fondamentale per ogni incontro vis a vis e la questione Russia era al centro del dibattito, ma l’occasione di incontrare il leader della Repubblica Popolare era per tutti la chance della vita, soprattutto dopo la conferma del terzo mandato che lo proclama ufficialmente come una figura storica del XI secolo. Soprattutto perché, in una Cina blindata, incontrare Xi é un evento fuori dall’ordinario.
Il “lindao“(leader) cinese, dal canto suo, può togliere una spunta dalla sua personale to-do-list di sempre. Bali 2022 porta sul tavolo di discussione il duopolio Cina-Usa riconoscendo di fatto il piano di Deng Xiaoping di dividere il mondo in due potenze egemoni, di cui una fosse la Repubblica Popolare Cinese.
Quantomeno sotto i riflettori ciò è stato evidente. In tale contesto, chi ne ha pagato le conseguenze è il presidente canadese Justin Trudeau che è stato bacchettato come uno scolaretto dal presidente Xi in un video trapelato che ha fatto il giro dei media. Per il Canada è un modo per sottolineare le differenze culturali tra i due paesi, per la Cina viene interpretata come una umiliante prova di disaffezione verso le relazioni tra i due paesi.
A Xi non è andato giù che Trudeau abbia riportato alla stampa il contenuto del colloquio privato tra i due con toni critici verso la Cina. Il casus belli, come si ama dire oggi, è la querelle sull’ennesimo caso di spionaggio industriale ai danni di una azienda produttrice di batterie a Ottawa, ma soprattutto un caso ameno oramai diffuso in tutto il mondo con l’Italia tra i paesi più interessati, riguardo a stazioni di polizia “alternative” che stanno aprendo tra le comunità cinesi in giro per il globo: un rischio di ingerenza che Trudeau ha confidato con la stampa considerare “preoccupante”.
*CEO Polyhedron VR Studio
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