Sgarbi e la mostra di Tutankhamon a Padova: «E’ come Superquark, il Comune fa bene a sostenerla»
foto da Quotidiani locali
Fa discutere e divide la mostra “Tutankhamon – La tomba, il tesoro, la maledizione” ospite con copie, riproduzioni e proiezioni all’ex Macello, aspirante Cittadella della Scienza. «Trovo decisamente più grave che venga messa una copia del Gattamelata in sostituzione della statua originale nel sagrato del Santo» commenta il sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi rispondendo a chi non ha gradito l’utilizzo dell’ex Macello «i musei sono tenuti a esporre reperti originali, ma evidentemente lo spazio di via Cornaro non ha ancora assunto una funzione definita. Ritengo che sia giusto che il Comune occupi e allo stesso tempo tragga del profitto in termini economici mettendo a disposizione un luogo che altrimenti resterebbe inutilizzato. Poi per quanto riguarda la questione del “contenuto” è sufficiente inquadrarne lo scopo: se l’obiettivo è quello di rieducare il popolo, questa mostra va considerata alla stregua di un documentario o di una puntata di Superquark. Una volta definita la funzione e circoscritte le aspettative, il problema è risolto. Nel momento in cui lo stesso direttore artistico non si esime dal definirla uno “show”, il pubblico sa esattamente cosa aspettarsi e pagherà per lo spettacolo a cui ha deciso di assistere». Della stessa opinione anche l’ex assessore alla cultura Giuliano Pisani: «Devo ammettere che non ho ancora avuto l’opportunità di visitare la mostra ma, volendo considerare il progetto come un mezzo alternativo per avvicinare i più giovani alla cultura, non posso fare altro che sostenerlo. La conoscenza non può e non deve essere considerata appannaggio della minoranza che già la coltiva senza bisogno di stimoli esterni: bisogna piuttosto tentare di seminare curiosità in quei terreni che ancora non hanno avuto modo di apprezzarne i frutti»
Sul fronte opposto, dopo l’archeologa Paola Zanovello, docente all’Università di Padova e curatrice del progetto Egitto Veneto, a farsi sentire sono stati i portavoce dell’associazione Mi riconosci e della Clac (Comunità per le Libere Attività Culturali) di Padova. «Per comprendere l’inopportunità dell’evento, sarebbe sufficiente leggere i commenti della gente sui social» commenta Francesca Tomei di Mi Riconosci «qui non si tratta semplicemente di aver scelto per l’ennesima volta di dare spazio a una “mostra di cassetta” senza alcun legame con il territorio. E poi l’organizzazione vende come “unico”, un evento dedicato agli egizi che si sta svolgendo contemporaneamente in altre due città, ovvero Venezia e Napoli. Nel sito ufficiale dell’esposizione, lo “show” padovano non viene neppure citato. Forse il Comune dovrebbe rivedere i suoi criteri di affidamento degli spazi pubblici: la nostra città ha la fortuna di avere a disposizione una grandissima quantità di realtà pulsanti di cultura e in grado di realizzare contenuti di ben altro spessore, ma che purtroppo non vengono quasi mai tenute in considerazione, né tantomeno consultate».
Un aspetto, questo che anche la Clac, rappresentata da Annalisa Di Maso, Adriano Menin e Fabrizio Caberlon, ha voluto evidenziare: «Ancora una volta nessuna delle proposte progettuali formulate dalla nostra comunità è stata accolta dall’amministrazione comunale. Tenendo fede allo spirito di cooprogettazione più volte descritto come tratto distintivo dell’attuale assessorato alla Cultura negli ultimi sei anni, sarebbe stato doveroso, o quantomeno opportuno, coinvolgere anche la Comunità dell’ex Macello per individuare una modalità di utilizzo del contesto che ne preservasse la vocazione. Riteniamo che la mostra di Tutankhamon rappresenti un esempio di uso privatistico, associato a meri obiettivi di profitto altrui, di spazi che appartengono a tutti, e a cui tutti dovrebbero poter accedere gratuitamente».