Calcio, all’Arcella, dopo i gol i bambini si puliscono gli spogliatoi. «Codice etico»
foto da Quotidiani locali
Si sta parlando molto, giustamente, del comportamento tenuto dai tifosi del Giappone, che hanno pulito gli spalti dello stadio che li ha accolti in Qatar per assistere alla storica vittoria della loro nazionale contro la Germania. Ma per trovare esempi positivi non bisogna per forzare volare dall’altra parte del mondo. A volte, infatti, basta solo girare l’angolo.
Dopo il pallone le scope
Da un anno a questa parte i giocatori del settore giovanile dell’Arcella, dopo le partite, puliscono gli spogliatoi sia in casa che in trasferta. Un’iniziativa che fa parte di un codice etico stilato dalla seconda realtà calcistica cittadina e che ha coinvolto tutte e dodici le squadre del vivaio, dai Primi calci alla Juniores.
Così, ogni sabato o domenica, dopo la doccia un gruppo di giocatori a turno prende la propria scopa, rigorosamente personalizza per ogni squadra, e pulisce da cima a fondo lo spogliatoio.
Anche in trasferta
Nel caso delle gare in trasferta, al termine delle pulizie, la squadra lascia un biglietto alla società di casa, che recita: «Vogliamo considerare “casa nostra” gli spazi e i luoghi che utilizziamo quando giochiamo in trasferta, per questo motivo le nostre squadre lasceranno gli ambienti come li hanno trovati».
«Per noi diventerà consuetudine lasciare pulito: il risultato non cambierà la nostra scelta, sperando che tutto questo diventi un movimento che coinvolga sempre più squadre e società. Grazie per l’ospitalità».
Codice etico
Il codice etico è stato sviluppato dal dirigente Antonio Gatti: «La prima regola che ci siamo dati per portare avanti questa filosofia è stata quella di non volerci imporre ma di coinvolgere tutti gli attori in campo: dirigenti, allenatori, giocatori e genitori», spiega Gatti.
«Solo chiedendo loro quali fossero i problemi da risolvere, abbiamo potuto stilare il nostro codice etico. Tra tutte le norme di comportamento mi è venuta in mente l’idea di far pulire gli spogliatoi agli stessi ragazzi, sulla scia di quanto succede già nel rugby».
«Per questo abbiamo dotato ogni squadra di una propria scopa e ce la portiamo dietro, assieme a maglie, borse e kit medico, quando andiamo in trasferta. Non è un vezzo, ma un simbolo, qualcosa che ci identifica. Sarebbe diverso se ogni volta dovessimo chiedere la scopa gli avversari. In questo modo facciamo parlare della nostra iniziativa e crediamo che possa essere la strada migliore per esportare questo modello positivo».
Tutti d’accordo
Tutte le squadre hanno accettato di buon grado, compresi gli Juniores, che tecnicamente non fanno più parte del settore giovanile ma rientrano nell’orbita della prima squadra.
«A piccoli passi, ci piacerebbe un giorno che questa usanza fosse abbracciata anche dalla formazione di Eccellenza. Non vogliamo distinguerci ma soltanto lanciare un semplice messaggio. Ovvero, che in ambito educativo si può far meglio di quanto è stato fatto finora».
Prima regola: rispetto
Il codice etico viene sottoscritto a inizio anno da dirigenti, allenatori e genitori e prevede regole comportamentali, dalla correttezza in campo al rispetto degli orari e dell’abbigliamento: «Abbiamo adottato questo codice come nostro modo di intendere e fare calcio da un punto di vista educativo», spiega Alberto Lo Verro, responsabile del settore giovanile.
«L’obiettivo è quello di fornire le migliori abitudini già ai più piccoli, in modo tale che possano portarsi questo bagaglio di crescita nelle loro successive esperienze. È passato solo un anno ma stiamo già vedendo i frutti di questo lavoro nel comportamento di tutti».