In Fvg un migliaio i potenziali pensionati con il nuovo sistema introdotto dal Governo: ecco i requisiti per lasciare il lavoro
Saranno necessari 41 anni di contributi previdenziali e un minimo di 62 anni d’età per poter salutare il posto di lavoro in ufficio o in fabbrica. Ma la nuova riforma della legge Fornero, che fu varata alla fine del 2011, negli anni più difficili per i conti dello Stato, potrebbe non essere quella definitiva, nè risolutiva.
Infatti in Friuli Venezia Giulia saranno non più di un migliaio i lavoratori (la stima è probabilmente arrotondata per eccesso) potenziali beneficiari. A livello nazionale, infatti, la platea di chi potrebbe uscire con Quota 103 è di circa 48 mila persone, che si assottiglia a 42 mila dopo che è stato previsto un tetto massimo di 2.820 euro lordi per l’assegno, almeno fino ai 67 anni d’età.
La normativa, varata dal Consiglio dei ministri, potrebbe essere soggetta ad aggiustamenti e ritocchi in sede di conversione dopo l’esame delle Camere, ma l’impianto, chiaramente, non sarà stravolto.
In sostanza la platea cui è rivolta Quota 103 dovrebbe essere vicina, nei numeri, alla somma delle platee di Opzione Donna e Ape Social: decisamente più vasta rispetto a quota 102, ma poca cosa rispetto all’obiettivo dichiarato di “ammorbidire” la Fornero.
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Il mix 62 + 41 e le finestre
Quota 103 sarà sicuramente in vigore nel 2023, in attesa di un riordino più strutturale dell’intero sistema pensionistico italiano, a cui si è messo mano in continuazione, praticamente a ogni cambio di governo.
L’uscita dal mondo del lavoro sarà consentita quindi con un misto di età (minimo 62 anni) e un monte contributi importante (41 anni). Per fare un esempio: l’impiegato comunale che, finite le superiori e il servizio militare è stato assunto a 21 anni e ha percorso tutta la sua carriera all’interno dell’amministrazione, maturati i 41 di contributi e arrivato a 62 di età, potrà andare in pensione.
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Le finestre previste sono due: tre mesi per i lavoratori del settore privato, sei mesi per il pubblico. Chi matura i requisiti necessari entro il 31 dicembre 2022 dovrà in ogni caso aspettare aprile se è un dipendente privato e agosto se appartiene al settore pubblico.
L’assegno, come accennato, non potrà superare i 2.820 euro lordi al mese e non potrà essere cumulato con altri redditi da lavoro superiori a 5 mila euro.
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Le pensioni di vecchiaia
La vecchia legge Fornero non va affatto in... pensione. La soglia di riferimento per l’assegno di vecchiaia resta quella dei 67 anni con almeno 20 di contributi. Alcune categorie di lavoratori impegnati in mansioni particolarmente rischiose o usuranti potranno continuare ad accedere al pensionamento se in possesso di 30 anni di versamenti, ma comunque con un’età di 66 anni e 7 mesi.
Chi invece maturerà i diritti entro il 31 dicembre 2022 potrà scegliere di uscire ancora con quota 102 del governo Draghi (64 anni d’età e 38 di contributi).
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Il nodo rivalutazioni
L’inflazione a due cifre (oltre l’11% a ottobre) picchia duro sul tenore di vita delle persone, ma non tutti i pensionati potranno recuperare l’intero gap nel corso del 2023. L’amara sorpresa, infatti, è stata illustrata dal governo Meloni in sede di varo della Manovra 2023.
La “copertura” totale del carovita programmato dal governo, il 7,3%, sarà garantita solo alle pensioni fino a 4 volte il minimo, cioè fino a 2.100 euro al mese lordi (circa 1.700 netti). Per tutti gli altri la rivalutazione sarà parziale.
All’80% per chi prende fino a 2.625 euro lordi al mese (circa 2 mila netti), al 55% per assegni tra 2.626 e 3.150 euro, al 50% per chi prende tra 3.151 e 4.200 euro lordi, al 40% per coloro che hanno un mensile pensionistico tra 4.201 e 5.250 euro lordi e infine al 35% per pensioni più ricche, oltre i 5.250 euro lordi. —
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