Tananai e Raina pronti per Sanremo: «L’ultimo posto ci ha portato bene»
«Un anno fa male nella gara, ma la canzone poi decollò». Il paroliere di Voghera, alla sua terza volta al Festival, ora collabora anche con Antonacci
VOGHERA. Che Festival sarà? «Uno spettacolo per tutti, ma anche molto fresco. Sono sei i giovani in gara quest’anno a Sanremo». E poi c’è Tananai, che torna sul palco dell’Ariston per la seconda volta con una sua canzone: Tango è firmata dall’autore vogherese Alessandro Raina, insieme al team che segue il 27enne cantante milanese (Paolo Antonacci e Davide Simonetta, ndr). «Sarà difficile bissare il successo dello scorso anno» riflette Raina dalla sua casa-base di Voghera che condivide con quattro gatti e un cane. Può sembrare una battuta.
Beh, un ultimo posto...
«Alla fine è stato più positivo di un piazzamento a metà classifica. Sesso occasionale è salito al primo posto in radio e Albi (il vero nome di Tananai è Alberto Cotta Ramusino, ndr) è diventato strapopolare sui social. Ma quel brano era una ballata, si muoveva nella sua zona comfort».
Invece Tango?
«E’ un brano più vicino ad Abissale. Ha volutamente più contenuti musicali e testuali. Quest’anno Tananai non potrà più contare sull’effetto sorpresa, c’è un’ansia maggiore perché non può mostrare incertezze per l’inesperienza. Nel frattempo, comunque, ha fatto concerti nei palazzetti, cosa non scontata per un giovane cantante pop. Direi che si può avere qualche ambizione».
Per lei invece è già il terzo festival.
«Chiamami per nome, scritta insieme a Mahmood e interpretata da Fedez e Francesca Michielin, arrivò seconda. Poi due anni con Tananai».
Malika Ayane, Luca Carboni, Marco Mengoni, Francesco Renga, Thegiornalisti. La lista è ancora lunga. Nel 2022 ha firmato “Seria” con Biagio Antonacci.
«Attualmente sto collaborando con Biagio che ha un cantiere aperto. E anche con Elisa in modo più libero perché per ora non ha album in uscita ed è in tour».
Chi le manca?
«Mi piacerebbe collaborare con Gianna Nannini, per quel suo timbro di voce unico, e con Tiziano Ferro, due italiani iconici. Tra i cantautori, stando spesso a Bologna da Biagio e Carboni, penso a Cesare Cremonini. E poi Jovanotti, vera icona pop ».
Lei ha lavorato anche nella moda.
«Ho fatto il cantante in una band, dieci anni in tour, poi il giornalista freelance per riviste musicali e una parentesi di tre anni nella moda, come contributor su progetti editoriali, in particolare con Etro. Esperienze che tornano molto utili nel mio lavoro. Musica e moda oggi si influenzano a vicenda. I cantanti, anche per via dei social, sono sempre più attenti all’immagine. Non sono pochi gli stylist che hanno più successo dei produttori ».
Cosa suggerisce a un giovane aspirante autore?
«Sconsiglierei vivamente di fare il conservatorio o una scuola musicale. Gli direi invece di leggere, viaggiare, coltivare passioni, acquisire diverse skill culturali che possano essere utili nella composizione del testo di una canzone. E soprattutto avere uno stile personale, pur rimanendo dentro il proprio tempo. Oggi, pur globalizzati grazie alla Rete, vedo troppa omologazione rispetto agli anni Ottanta quando, ad esempio, metallari o punk avevano una connotazione invece ben marcata. Oggi prevale cultura urban e pop».
Andrà all’Ariston?
«Se mi trovano una stanza in albergo (ride). Penso possa essere un Festival interessante. Ci sono artisti come Lazza, poco conosciuto, che potrebbe avere una consacrazione. Lo stesso vale per Ariete, Coma Cose, Colapesce e Dimartino che non sono ancora entrati nell’immaginario collettivo. C’è però anche una forte quota di giovani che ha portato i loro coetanei a seguire il festival. Direi che si prospetta un’edizione molto moderna rispetto alle precedenti. Anche questo ritorno al proporre contenuti divisivi...»
A cosa si riferisce?
«Penso alla partecipazione in collegamento video di Zelensky che sta dividendo anche la politica. Da anni mancano a Sanremo interventi che fanno discutere e che non rappresentano un elemento solo musicale. Era successo con Gorbaciov. E un’altra volta con Crozza, fermato dai fischi della platea, dovette intervenire Fabio Fazio. Il Festival torna ad essere, in un certo qual modo, un fatto di costume».