Alla guida senza occhiali, travolse e uccise un anziano: due anni di condanna all’automobilista
foto da Quotidiani locali
SACILE. L’hanno visto attraversare la strada, in una mano l’ombrello e nell’altra la bicicletta, controllando con attenzione se arrivavano delle auto: il semaforo pedonale, infatti, era spento. Nessuno poteva immaginare che a metà dell’incrocio il pensionato sarebbe stato travolto, morendo il giorno dopo il ricovero.
Per quel decesso il giudice del tribunale di Pordenone Eugenio Pergola ha ritenuto responsabile Francesco Bolzan, 75 anni, originario di Godega di Sant’Urbano e residente a San Giorgio della Richinvelda. Anche la vittima, Paolo Roder, 76 anni, era originario del Trevigiano. Nato a Cordignano, viveva a Sacile.
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I loro destini si sono incrociati tragicamente la mattina del 15 ottobre 2020. Pioveva. Roder stava attraversando la Pontebbana all’altezza dell’incrocio tra via Mameli e via Calvi. Bolzan era alla guida di una Mitsubishi Outlander. Quando è scattato il verde era il primo della fila, in direzione Cordignano.
Come è emerso dalle indagini (pubblico ministero Andrea Del Missier) non indossava né occhiali né lenti a contatto, pur avendone l’obbligo. La visuale era ampia e libera, la luce sufficiente. Roder non poteva sapere, essendo guaste entrambe le lanterne semaforiche, che per lui era scattato il rosso. «La dinamica è chiarissima» ha spiegato durante la discussione il pubblico ministero Maria Grazia Zaina, sottolineando la condotta di guida «pericolosissima» di Bolzan e chiedendone la condanna per omicidio stradale.
La difesa dell’imputato, in sostituzione dell’avvocato di fiducia Claudio Santarossa, ha sollevato la questione del concorso di colpa per il malfunzionamento dell’attraversamento.
Il giudice Eugenio Pergola ha dato ascolto a entrambi: Bolzan è stato condannato a 2 anni di reclusione, concedendo le attenuanti e la sospensione condizionale della pena. Il giudice ha disposto anche la sospensione della patente per 2 anni e 6 mesi.
Contestualmente ha disposto l’invio degli atti al pm per valutare l’ipotesi di un concorso di colpa da parte del Comune o della ditta che gestisce l’impianto. All’udienza era presente anche l’avvocato Chiara Bidon, che rappresenta la parte offesa.
I familiari della vittima si sono affidati a Giesse Risarcimento Danni che, assieme ai propri legali fiduciari, sta portando avanti una causa civile. «Ancora una volta – commentano Luca Infanti e Debora Rallo della sede Giesse di Pordenone – il più elementare rispetto del codice stradale avrebbe evitato l’ennesima morte». —
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