E’ morto Giorgio Miatello, si aggrava la posizione della figlia
Era l’unico sopravvissuto al massacro di San Martino avvenuto la notte fra il 26 e il 27 dicembre: ora è duplice omicidio
È morto Giorgio Miatello, unico sopravvissuto al massacro di San Martino avvenuta la notte fra il 26 e il 27 dicembre scorso nell’abitazione in via Galilei 17. E unico testimone oculare – secondo la Procura – della furia omicida della figlia Diletta che, uccisa la mamma Maria Angela Sarto, 84 anni, aveva tentato di assassinare anche il papà.
Non c’era riuscita. Dopo un lungo ricovero in terapia intensiva, l’89enne era stato dimesso il 31 gennaio scorso: vivo per miracolo ma ancora con forti problemi di salute. Tanto da essere trasferito in una struttura privata di riabilitazione a Camposampiero.
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Ora è duplice omicidio
Con la morte dell’anziano, da una parte viene a mancare il testimone-chiave dell’aggressione, dall’altra si aggrava la posizione di Diletta Miatello, 51enne ex vigilessa detenuta nel carcere di Verona, che ora sarà indagata per duplice omicidio aggravato dal rapporto di parentela. Il decesso di Giorgio Miatello è avvenuto il 28 febbraio. Resta da capire se sia conseguente alle ferite subite durante l’assalto della figlia oppure sia dipeso dalle sue condizioni di salute, legate all’età o a problemi estranei all’agguato di due mesi fa. Ecco perché oggi il medico legale Rafi El Mazloum sarà incaricato di svolgere l’autopsia sul corpo dell’uomo: lo ha deciso il pm Marco Brusegan che coordina l’inchiesta su quella notte natalizia tinta di sangue.
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Era il teste-chiave
Quanto accaduto sembra una beffa del destino. Per oggi era previsto l’inizio dell’incidente probatorio per chiudere il cerchio intorno alla responsabilità penale di Diletta Miatello (ovviamente sempre presunta, almeno finché non c’è una sentenza). Il pensionato non aveva potuto essere interrogato fino a oggi a causa del suo stato precario di salute. Eppure fin da subito il pm Brusegan aveva ritenuto importante raccogliere la sua testimonianza. Considerata l’età del sopravvissuto, la procura aveva deciso di “cristallizzare” i suoi ricordi con un incidente probatorio, meccanismo di anticipazione della prova processuale. Giorgio Miatello avrebbe dovuto essere sentito alla presenza del giudice, con la partecipazione della pubblica accusa (il pm Brusegan), dell’imputata (difesa dall’avvocato Elisabetta Costa) e della parte civile (l’altra figlia delle vittime, Chiara, tutelata dall’avvocato Piero Someda). Tuttavia era stato previsto che, prima, uno psichiatra valutasse se l’uomo fosse in grado di rendere testimonianza su quello che era accaduto: oggi era in programma l’affidamento dell’incarico al medico. In caso di parere positivo, l’89enne sarebbe stato interrogato al massimo entro 15 giorni e il suo racconto avrebbe avuto il “marchio” di una prova processuale.
Invece è andata diversamente. E la testimonianza fondamentale è venuta a mancare.
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Diletta
L’aggressione nei confronti dei due coniugi scatta tra le ore 20 del 26 dicembre e le 8 del 27 del mese. Secondo la ricostruzione emersa dall’indagine Diletta, che vive accanto all’abitazione dei genitori, entra nella casa di questi ultimi (ha la chiave), sale al primo piano e colpisce alla testa la mamma con dei soprammobili mentre è a letto avvolta dal piumone; poi scende al piano terra e si scaglia contro il papà che riposa in un letto nel salotto. Il mattino seguente, con una scusa, sempre Diletta allontana la collaboratrice domestica che va a svolgere le faccende dai genitori, forse si fa la doccia e poi si allontana in auto.
Sarà arrestata in una stanza dell’hotel Cubamia a Romano d’Ezzelino, nel Vicentino, dopo che la sorella, allarmata dal silenzio di mamma e papà, entra nella casa di via Galilei 17. E scopre la strage. —