«Quello di Srebrenica non fu genocidio» La Procura bosniaca apre un’indagine su Dodik
Uno dei leader politici nazionali più influenti e controversi nel Paese che viene indagato per negazionismo dopo l’ennesima provocazione, l’ultima di una lunghissima serie.
Accade in Bosnia-Erzegovina e il protagonista è Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska - entità politica dei serbi di Bosnia che con la Federazione bosgnacco-croata costituisce lo stato balcanico - conosciuto come un nazionalista, fieramente filorusso e dalle aperte tendenze secessionistiche.
Dodik, come hanno confermato i media di Sarajevo, è stato messo sotto indagine dalla Procura nazionale bosniaca, che si è riservata di porlo in stato d’accusa, dopo le sue ultime uscite registrate alla fine dello scorso mese, e che come sempre hanno sollevato un polverone nel Paese e ben oltre. Srebrenica? «Non ci fu un genocidio, tutti qui in Republika Srpska lo sappiamo» ma la comunità internazionale «continua a insistere prepotentemente» per farlo accettare ai serbo-bosniaci, aveva sostenuto Dodik, scatenando l’ira di vittime e sopravvissuti e anche di potenze come gli Stati Uniti.
La negazione del genocidio e ancora di più la «glorificazione» di criminali di guerra osservata in Republika Srpska negli ultimi anni è un comportamento «irresponsabile» e «da condannare», aveva reagito l’ambasciatore statunitense a Sarajevo, Michael Murphy, filmando addirittura un video di condanna delle parole di Dodik. E ancora: a Srebrenica, in quell’orribile estate del 1995, «un genocidio ci fu» con lo sterminio di oltre ottomila persone - maschi musulmani - e lo hanno stabilito dei tribunali internazionali, condannando peraltro i colpevoli. E «i leader politici e le istituzioni hanno l’obbligo morale di rispondere ai danni» che furono provocati da quei criminali, senza giustificarli in alcun modo, aveva aggiunto ancora Murphy nella sua replica.
Ancora più dure contro le parole pronunciate da Dodik erano state le reazioni di Madri di Srebrenica e Zepa, che avevano ricordato le innumerevoli volte in cui il presidente della Republika Srpska nel corso degli ultimi anni ha osato minimizzare oppure negare il genocidio, un fatto storico questo invece «comprovato dalle sentenze del Tribunale penale per l’ex Jugoslavia».
E avevano fatto appello alla Procura nazionale affinché applichi finalmente la legge contro il negazionismo, introdotta tra le polemiche – e con il no secco giunto ancora una volta da Dodik – dall’allora Alto rappresentante della comunità internazionale, Valentin Inzko. Legge che era stata “sdoganata” quasi due anni fa, eppure «nessuno è mai stato indagato per negazionismo», avevano denunciato le Madri di Srebrenica, sostenendo che ci sarebbe stato un muro di gomma per ignorare i gravissimi crimini in nome del quieto vivere.
Ora, tuttavia, dopo tanto tempo, le cose sembrano cambiare. E il primo indagato potrebbe essere proprio Milorad Dodik, il negazionista per eccellenza, in Bosnia.