Da Picasso a Man Ray, così l’arte del Novecento ha copiato dall’Africa
foto da Quotidiani locali
TRIESTE Africa e ancora Africa: dopo l’inaugurazione lo scorso mese di febbraio della mostra “Ritratti Africani. Seydou Keïta, Malick Sidibé, Samuel Fosso”, con oltre cento opere dei tre più celebri fotografi africani al Magazzino delle Idee (visitabile fino all’11 giugno), sta per aprirsi una nuova rassegna, questa volta al Magazzino 26 del Porto Vecchio di Trieste, intitolata “Il Mito dell’Arte Africana nel ‘900. Da Picasso a Man Ray, da Calder a Basquiat e Matisse”, a cura di Anna Alberghina, Bruno Albertino e Vincenzo Sanfo.
Dal 25 marzo al 30 luglio, nella Sala Carlo Sbisà, verranno proposte oltre cento opere plastiche e scultoree dell’Africa sub-sahariana suddivise in nove aree tematiche, insieme ad opere di artisti del ‘900. Le opere africane, comprendenti sculture, maschere, oggetti vari, appartengono tutte alla collezione dei curatori Bruno Albertino e Anna Alberghina, e sono frutto di oltre 30 anni di viaggi, collezionismo e studio appassionato.
Si potranno ammirare cimieri dalla Nigeria accanto ad asce rituali provenienti dal Congo, figure di eroi mitici dell’Angola nord-orientale vicino a quelle di antenati del Burkina Faso e poi altre figure magiche, maschere della Costa d’Avorio e del Gabon, tamburi, sgabelli con cariatidi, poggiatesta: questi ultimi singolari oggetti che potrebbero apparire quasi delle sculture astratte ma che in realtà vengono utilizzati dagli africani per proteggere le acconciature durante il sonno, portati sempre con sé durante gli spostamenti, indicano lo stato e l’identità etnica.
Le stesse statuette e maschere africane del resto non possono essere intese quali opere d’arte di per se stesse ma vanno sempre messe in relazione a quella cultura immateriale fatta di credenze, rituali, pratiche religiose al di fuori delle quali perdono il loro significato più autentico. Anche perciò le diverse tematiche saranno introdotte in mostra da foto retroilluminate, scattate da Anna Alberghina nei luoghi legati agli oggetti, evocative della cultura dei popoli africani, atte a far entrare il visitatore nella vita dei vari popoli africani. Saranno proposti pure dei video, girati dagli stessi curatori, riguardanti i riti e i costumi di alcune popolazioni: danze, cerimonie, riti magici e vita quotidiana.
A come la potenza espressiva dell’arte africana, a partire dall’inizio del secolo scorso, abbia influenzato vari artisti e movimenti artistici, dal cubismo dei primi anni del ‘900 fino alle neoavanguardie dei decenni più recenti, sarà dedicata quindi la seconda parte dell’esposizione. Una cinquantina di opere, realizzate e riprodotte attraverso le tecniche più diverse, offriranno un assaggio di come e quanto, autori europei e statunitensi, abbiano recepito e rielaborato le suggestioni dell’arte africana, chi a livello puramente estetico, chi indagando più nel profondo, nei misteri della natura e dell’esistenza che essa è in grado di suggerire.
«Un percorso -afferma il curatore Vincenzo Sanfo- essenziale ma esaustivo di quanto l’arte africana abbia contribuito e continui a contribuire all’evoluzione dell’arte occidentale».
Si potranno allora vedere una serie di litografie di Picasso, Matisse, Alexander Calder, Georges Braque, la celeberrima fotografia “Idole” di Man Ray e ancora fotoincisioni, disegni, alcune sculture in bronzo e ceramiche sempre di Picasso, insieme a due piatti rispettivamente di Jean Michel Basquiat e di Keith Haring, un elefante in bronzo e cristallo di rocca di Salvador Dalì, una terracotta policroma di Enrico Baj, per giungere fino ai box luminosi di Marco Lodola, al collage su carta di Mimmo Paladino, agli interventi di Marco Nereo Rotelli, alle sculture di Rabarama e Salvatore Fiume, ad alcuni dipinti di Ezio Gribaudo. La rassegna, prodotta da Navigare in co-produzione con Diffusione e Cultura, è promossa dal Comune di Trieste con il supporto di Trieste Convention and Visitors Bureau e PromoTurismoF