Riforma Irpef, si passa da quattro a tre aliquote: risparmierà chi dichiara più di 28 mila euro l’anno
Sono poche le certezze in merito alla riforma dell’Irpef voluta dal governo Meloni. Le ipotesi di taglio delle tasse sono più di una: saranno accorpate due fasce
UDINE. Le certezze sono poche. La prima è che si passerà dalle attuali quattro, già sforbiciate sotto il Governo Draghi, a tre aliquote. La seconda che la pressione fiscale dovrà scendere, perché è uno degli obiettivi previsti dalla legge delega. La terza è che la riduzione del carico fiscale sui cittadini dovrà realizzarsi a costo zero per il bilancio dello Stato.
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Detto questo, e nell’auspicio che tutto vada secondo i piani, dire quali saranno le fasce a beneficiare di più della riforma varata giovedì scorso dal governo Meloni, e a quanto ammonteranno i risparmi in termini di Irpef netta, è al momento operazione impossibile.
Non soltanto perché sulla revisione delle aliquote le ipotesi in campo sono tre, ma anche perché sul risultato finale inciderà in modo decisivo l’annunciata revisione di detrazioni e deduzioni.
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Uno su quattro
Ammesso e non concesso che il risultato finale dipenda soltanto dalla rimodulazione delle aliquote, i tagli d’imposta legati alla riforma, e da attuare tramite decreti da oggi ai prossimi 24 mesi, riguarderanno in Friuli Venezia Giulia soltanto 230 mila contribuenti: si tratta di quelli che, in base agli ultimi dati disponibili, relativi alle dichiarazioni dei redditi 2021, disponevano di redditi superiori ai 28 mila euro.
Si tratta all’incirca di un quarto della platea complessiva dei contribuenti nella nostra regione.
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Come cambiano le aliquote
Le aliquote vigenti sono quattro: il 15% di Irpef per i redditi fino a 15 mila euro, il 25% tra i 15 mila e i 28 mila euro, il 35% tra i 28 mila e i 50 mila e il 43% al di sopra dei 50 mila euro.
Il numero di aliquote e l’ammontare del prelievo non sono indicati nel testo del disegno di legge delega fiscale approvato dal Consiglio dei ministri, ma sono il frutto di anticipazioni e indiscrezioni, che convergono sul numero di aliquote, tre, ma non sulla loro composizione.
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La scelta potrebbe essere quella di accorpare la seconda e la terza aliquota, unificando al 28% il prelievo tra i 15 mila e i 50 mila euro, oppure quella di unificare le prime due, innalzando da 15 mila a 28 mila euro la prima fascia, soggetta a un prelievo del 23%, con una possibile, lieve sforbiciata all’aliquota applicata sui redditi tra 28 mila e 50 mila euro, che potrebbe scendere dall’attuale 35% al 33%.
Il risparmio fiscale
Il risultato finale in termini di imposta netta, come detto, dipenderà dalla rideterminazione delle detrazioni e delle deduzioni.
Limitandosi però a prendere in considerazione l’effetto delle aliquote, la riforma sarà neutra sui redditi fino a 15 mila euro e avrà uno scarso impatto su tutti i redditi medi e medio-bassi.
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Una riduzione sensibile si avrà invece al di sopra dei 28 mila euro di reddito imponibile: il taglio dell’aliquota sui redditi al di sopra di questa soglia, infatti, sarà di almeno 8 punti percentuali e potrebbe arrivare fino a 12 punti.
Quanto ai redditi compresi tra i 15 mila e i 28 mila euro, potrebbe addirittura esserci un aumento dell’aliquota, se la soluzione scelta fosse quella di accorpare seconda e terza fascia.
Ecco perché i risparmi certi riguardano solo i contribuenti con almeno 28 mila euro di reddito.
Flat tax marginale per tutti
Tra le tante anticipazioni sulla riforma anche quella relativa all’estensione della flat tax, l’imposta forfettaria del 15% concessa in opzione a tutte le partite Iva fino alla soglia degli 85 mila euro di reddito.
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L’idea del governo, secondo le anticipazioni pubblicate dai giornali questi giorni, è di arrivare a un’estensione di questo tipo di agevolazione a tutti i redditi, compresi quelli da lavoro dipendente.
L’estensione, però, non riguarderà la flat tax propriamente intesa, ma la flat tax marginale introdotta da quest’anno per le partite Iva e le società individuali. L’ipotesi, in sostanza, è di riconoscere a tutti i contribuenti il ricorso di un’aliquota agevolata del 10% sugli incrementi di reddito denunciati rispetto agli anni fiscali pregressi.
Si tratta di una delle misure che, nei piani del governo di Giorgia Meloni, dovrebbero favorire una emersione dei redditi, finanziando gli obiettivi generali di riduzione della pressione fiscale a parità di spesa per i conti pubblici. —
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