Operaio ferito dall’esplosione dell’idropulitrice: via al processo
Cinquecentotrenta giorni di malattia, undici interventi e l’invalidità permanente all’occhio sinistro.
Tanto è durato il periodo di convalescenza e di stop lavorativo per un operaio, oggi 51enne, che circa sei anni fa ha subito un grave infortunio a seguito dello scoppio della caldaia di una idropulitrice industriale avvenuto nel piazzale dell’Agriservice di Moglia, azienda di movimentazione terra.
L’incidente sul lavoro è stato rievocato ieri mattina all’udienza in tribunale a Mantova durante la quale il giudice Gilberto Casari ha ascoltato la testimonianza dell’infortunato, di un suo collega di lavoro e di un tecnico dell’Ats del servizio di prevenzione e sicurezza negli ambienti di lavoro.
Per accertare eventuali responsabilità dell’azienda a processo è finito il legale rappresentante, Marco Guandalini.
Il fatto è accaduto ai primi di luglio del 2017 e solo a fine 2018 l’operaio, Alessandro Ferrari di Moglia, è potuto rientrare al lavoro. Stando a quanto raccontato in aula il dipendente stava pulendo un grosso rimorchio con l’idropulitrice. Ad un tratto dalla lancia l’acqua ha smesso di uscire e l’operaio, su invito di un collega, è andato a vedere che cosa fosse successo al macchinario. Ma quando si è avvicinato la caldaia è esplosa e l’operaio è stato investito da un potente getto di fuliggine che lo ha colpito al volto.
Soccorso dai colleghi e portato in ospedale gli è stata diagnosticata una grave lesione all’occhio sinistro, in seguito alla quale si è dovuto sottoporre a undici interventi, tra cui anche alla cornea.
L’uomo ha raccontato anche che in quel momento non indossava gli occhiali di protezione perché gli schizzi di ritorno dell’acqua gli impedivano di vedere bene il lavoro che stava facendo.
Il tecnico dell’Ats, intervenuto per il consueto sopralluogo che ha appurato che tra le cause dello scoppio c’era anche la cattiva manutenzione dell’idropulitrice, ha testimoniato che l’azienda aveva sì acquistato i dispositivi di protezione per i dipendenti ma che probabilmente i lavoratori non erano stati informati correttamente sul loro utilizzo e che non risulta siano stati adeguatamente formati. Il processo è stato rinviato per esaminare altri testimoni.