Triestina, adesso la deriva non è solo tecnica
foto da Quotidiani locali
TRIESTE. La debacle di Lumezzane si potrebbe descrivere come la cronaca di un disastro annunciato. Ma sarebbe fin troppo facile. Perché per quanto le premesse potessero lasciar intravvedere una prestazione degli alabardati in linea con le ultime uscite la realtà, come spesso capita, ha superato l’immaginazione. Si sapeva che la condizione della squadra fosse precaria già prima dell’addio di Tesser e anche che l’arrivo di Bordin non aveva prodotto la famosa scossa.
Lo sfilacciamento del gruppo
Lo sfilacciamento del gruppo, misurato anche dalle dichiarazioni pubbliche di alcuni giocatori, non lasciava presagire una reazione al trend negativo. Dal Saleri, dopo la debacle a Fontanafredda con il Renate, ha dato l’indicazione che il campo è la fotografia del freddo che si respira nello spogliatoio. Bordin ha cercato un rimedio con il mini-ritiro bresciano concordato e ottenuto dalla società. Niente da fare. Ancora una volta alla prima difficoltà, arrivata già dopo un decina di minuti con uno di quei gol determinati anche dal destino avverso,la Triestina ha smesso di stare in campo. Bordin ha tentato di migliorare l’assetto tattico rispetto alla magra esibizione precedente ma è stato costretto poi a cambiarlo passando alla difesa a tre e creando ulteriore confusione. Le considerazioni tattiche tuttavia contano poco quando i protagonisti vivono la partita in modo superficiale.
Una deriva che sta peggiorando
Ed è una deriva che sta peggiorando di partita in partita. Errori nei passaggi anche più banali, portiere non tranquillo, nessun movimento senza palla, incapacità di attaccare l’avversario in pressing simultaneamente. Così il Lumezzane ha calato un tris senza nemmeno rendersene conto o meglio senza aver fatto nulla di anormale per vincere la partita. Nella ripresa sui volti dei giocatori di casa così come nel modo di stare in campo pareva evidente la quasi sorpresa nell’affrontare un’avversaria così arrendevole e frastornata. Buon per loro, male per gli alabardati. Anzi malissimo. Il dg Menta, assieme all’ad Stella, ha lasciato lo stadio anzitempo. Il ds Donati con il club manager hanno affrontato i supporter arrabbiati con scarso successo.
Le vie d’uscita
Come se ne esce? Le carte tradizionali sono già state giocate. La staffetta Tesser-Bordin, il ritiro, il turnover tra vecchi e giovani. Niente ha funzionato: quattro ko consecutivi e aggancio in classifica del Vicenza al terzo posto e il derby del Menti da giocare domenica.
La società per il momento va avanti con Bordin e il tecnico ha di fronte una settimana di lavoro complicatissima. Un eventuale ritorno di Tesser potrebbe essere una chance da giocare. A parte che l’ipotesi non è sul tavolo nè della società e probabilmente nemmeno del tecnico (obblighi contrattuali a parte). La scelta di un dietrofront metterebbe forse a tacere per un po’ i tifosi ma difficilmente potrebbe raddrizzare una situazione compromessa. E Tesser non è uomo che si fa strumentalizzare. Lui è un vincente e su quella mentalità aveva costruito di questo gruppo.
Il collante è venuto meno
Quel collante è venuto meno in parte per le vicende di campo (il Padova ha un peso) e anche per un mercato di gennaio per scelta societaria inesistente. Serve un nuovo stimolo o un auto-stimolo a giocatori rimasti senza un obiettivo ma quasi tutti con contratti pluriennali. La guida tecnica può fare leva sull’orgoglio ma introducendo un modo di lavorare e giocare “operaio” (difesa e pochi fronzoli). I tifosi continuando a richiamare la squadra all’impegno e alla dignità della maglia e di quello che rappresenta l’Unione per Trieste. La dirigenza ha il compito di evitare il più possibile di creare conflittualità. I conti si faranno tra un paio di mesi. A prescindere dalla classifica. —