Rendere più vivibili le carceri si può

«El loco», il matto, Javier Milei, dopo aver conquistato la presidenza dell’Argentina, sorprendendo quanti ritenevano che la campagna a colpi di motosega fosse solo folklore, sta mettendo in pratica le sue idee turbo-liberiste, con l’obiettivo di ridurre la spesa pubblica e di contenere l’iperinflazione. Tra le proposte avanzate dall’economista con la zazzera ribelle, c’è anche la vendita ai privati dei penitenziari. Non si tratterebbe di togliere allo Stato la gestione degli istituti di pena, come già avviene negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, dove le prigioni sono considerate un business per società quotate. No, il piano consisterebbe nel mettere sul mercato gli edifici che oggi ospitano le prigioni, usando il ricavato per costruire nuovi stabilimenti carcerari.

Quasi sempre, infatti, le galere sono all’interno delle città, in zone che negli anni sono divenute centrali e dunque di pregio. Ma allo stesso tempo quelle celle sono pure super affollate e sarebbe necessario costruirne di più e nuove. Dunque, Milei vorrebbe cedere i vecchi penitenziari, che meriterebbero un bel po’ di manutenzione e un allargamento, a società immobiliari che ne sfruttino il potenziale per fare altro. Per i privati sarebbe un’occasione per costruire residenze e centri commerciali, mentre lo Stato in cambio, reperirebbe le risorse per realizzare nuove celle in località meno centrali.

Idea originale? Di sicuro una proposta che potrebbe risolvere i problemi di super affollamento dietro le sbarre e potrebbe essere utile anche a casa nostra. L’Italia è tra i Paesi europei più condannati per le condizioni in cui sono costretti a vivere i detenuti. Senza parlare poi dell’alto numero di suicidi, che sarebbe diretta conseguenza del super affollamento. Nel 2022, si sono tolte la vita dietro le sbarre 84 persone, molte delle quali in attesa di giudizio, mentre lo scorso anno a uccidersi sono stati 69 detenuti e nei primi tre mesi del 2024 siamo a quota 29, quindi di questo passo si rischia di superare il bilancio di due anni fa. Perciò, l’idea di cedere i vecchi reclusori per farne di nuovi potrebbe funzionare. Da Milano a Roma, da Napoli a Palermo, quasi tutte le carceri delle nostre città sono ormai in aree strategiche, che nel corso del tempo si sono rivalutate e nonostante la presenza dei penitenziari sono ormai zone chic o lo potrebbero diventare.

Prendete San Vittore, cioè la prigione principale del capoluogo lombardo. Il quartiere dove sorge è a due passi dalla basilica di Sant’Ambrogio e dalle vie del centro ed è servito dalla metropolitana. Che senso ha continuare a lasciare il carcere in quella posizione? Certo, oggi i detenuti sono facilmente raggiungibili da magistrati e avvocati, oltre che dai parenti. Ma se si trovassero in periferia, probabilmente le celle sarebbero più salubri e si eviterebbe di costringere chi vi deve scontare una pena a vivere senza gli spazi minimi.

È dai tempi dello scandalo delle carceri d’oro, con Nicolazzi e compagni, cioè dalla Prima Repubblica, che sento parlare della necessità di costruire nuovi penitenziari, ma alla fine ogni progetto si infrange sulla mancanza di risorse. Così, condanna dopo condanna della Corte europea, si varano amnistie e indulti, con molte polemiche fra chi reclama la certezza della pena e chi invece difende i diritti umani di quanti sono reclusi. Certo, Milei è un tipo originale e a volte le sue proposte sembrano provocazioni. Tuttavia, forse, vendere edifici che se va bene risalgono a un secolo prima, per costruirne altri là dove il terreno al metro quadro costa meno che in città, non è neanche la più fantasiosa delle idee del nuovo presidente argentino. Anzi, per dirla tutta, per affrontare alcuni problemi un po’ di fantasia sarebbe necessaria.