Ecco cinque proposte per il benessere degli studenti
foto da Quotidiani locali
Finalmente torna il voto in condotta! Un clamore di approvazione ha accolto la notizia del provvedimento approvato in Senato che ripristina il voto sul comportamento come elemento determinante per il voto finale.
Ma è davvero la soluzione giusta per i problemi di disciplina nelle nostre scuole? L’intento è nobile: promuovere la maturazione e la responsabilizzazione degli alunni, ripristinare il rispetto e l’autorevolezza dei docenti, riportare serenità nell’ambiente scolastico.
O almeno, così dicono nelle stanze del potere che hanno pensato e scritto questo provvedimento.
A questo punto vi devo fare una domanda, però. Facciamo finta che i problemi di comportamento siano come il mal di denti (e vi assicuro che in certi casi sono anche peggio).
Bene: che si fa quando si ha il mal di denti? Bravi, esatto: si va dal dentista. Ma quale sarebbe la mossa migliore, la più intelligente, la più lungimirante? Solo una: pensarci prima.
Lo dice anche quella famosa pubblicità: prevenire è meglio che curare, no? Fuor di metafora: se vogliamo un vero cambiamento, dobbiamo lavorare tutti affinché i ragazzi stiano bene, non sventolando punizioni o castighi.
E come si fa? Guardate, nei miei ormai 17 anni di insegnamento alle medie (ordine di scuola in cui i problemi di comportamento sono all’ordine del giorno) ho capito che alla fine sono solo due i punti su cui bisogna concentrare le nostre forze: le emozioni dentro e l’ambiente fuori.
In che modo? Vi scrivo qui le prime cinque cose che mi vengono in mente per aiutare i ragazzi a gestire meglio le proprie emozioni.
- Investire in corsi di teatro: imparare a dare corpo alle emozioni attraverso l’arte scenica può aiutare gli studenti a comprendere e incanalare meglio i propri sentimenti, riducendo l’aggressività e favorendo l’empatia.
- Investire in attività di educazione civica esperienziale: servizio presso case di riposo, centri per disabili, comunità di recupero o Caritas. Esperienze concrete di contatto con la fragilità e la diversità promuovono il rispetto per l’altro e la responsabilità sociale.
- Investire in supporto psicologico permanente: la presenza di psicologi nelle scuole è fondamentale per intercettare precocemente disagi e problematiche emotive, offrendo agli studenti un supporto personalizzato e un luogo sicuro di ascolto.
- Investire in corsi di aggiornamento obbligatori di psicologia dell’infanzia e dell’adolescenza: spesso noi insegnanti non abbiamo proprio gli strumenti del mestiere, perché siamo preparati quasi sempre solo sulla nostra materia e questa parte – quella appunto psicologica – dipende dal talento e dalla sensibilità di ognuno.
- Investire in corsi analoghi anche per genitori, che sono molte volte sulla nostra stessa barca, o che per tanti motivi non hanno a loro volta ricevuto un’educazione al rispetto e all’empatia da poter trasmettere ai propri figli.
E invece, per curare l’ambiente fuori, mi limito a dire una cosa: senza offesa, ma spesso le nostre scuole sono letteralmente degradate.
La mia, per dire, è da 4 anni in un prefabbricato come quelli per i terremotati, e il fatto ironico è che è comunque molto meglio della sede ufficiale eternamente in ristrutturazione!
Mi spiace dirlo, ma a volte i ragazzi studiano in edifici che sono talmente brutti e traballanti da essere essi stessi un’istigazione a comportarsi male (è un’iperbole eh, ma non troppo).
Insomma: occorre investire, e tanto, non in Lim e tablet, ma nella costruzione di scuole sicure e confortevoli. Capito cos’hanno in comune tutte queste soluzioni? La parola “investire”, che è una parola che storicamente non piace mai ai Ministri dell’Istruzione.
Molto più facile agitare provvedimenti che smuovono le pance di chi la scuola ormai non la vive più, piuttosto che ascoltare le voci di chi, come me, a scuola ci vive e da anni chiede a gran voce che il sistema dedichi più forze e più attenzione a questi ragazzi.
Come dice quel famoso proverbio africano: occorre un villaggio intero per crescere un bambino. Forse, un giorno, lo capiremo anche noi