Riciclaggio all’Ater di Padova, si va verso il patteggiamento
Contesa tra avvocati e pubblico ministero ieri davanti al Gup per l’indagine sul concorso in riciclaggio all’Ater che vede coinvolte 19 persone. Oggetto della discussione l’entità della confisca a carico di ogni singolo imputato. Le parti sono molto lontane dall’accordo e per questo sono state fissate altre due date: il 10 e il 30 maggio.
Il caso è alquanto singolare visto che le 19 persone indagate non hanno avuto alcun beneficio dalla loro condotta. Secondo l’accusa avrebbero messo a disposizione di Matteo Fontana – impiegato infedele di Ater che si tolse la vita una volta scoperto – il proprio conto corrente bancario o postepay prepagate per il trasferimento del danaro rubato all’Ater.
Da quanto emerso fino a ora ci sarebbe la volontà per la maggioranza dei 19 di patteggiare, ad eccezione di tre intenzionati a scegliere la preliminare e uno l’abbreviato. Ieri in aula ha deposto un maresciallo della Guardia di Finanza proprio in merito alla confisca da chiedere a ognuno degli imputati. L’inizio dell’indagine parte da un suicidio.
Poco prima delle 19. 30 del 9 novembre 2021 la linea ferroviaria Bologna-Padova viene bloccata: fra le stazioni ferroviarie di Monselice e Battaglia un uomo si è steso sui binari facendosi travolgere dal treno. Si tratta di Matteo Fontana, impiegato da vent’anni all’Ater. La mattina di quel 9 novembre c’era stata una riunione tra vertici Ater e dipendenti. Il motivo? La scoperta di ammanchi. E l’Agenzia, l’indomani, avrebbe presentato una denuncia sospettando ruberie da parte di un dipendente. Matteo Fontana – stando alle ricostruzioni – si sente in trappola. E decide di farla finita.
Nelle settimane successive la Guardia di Finanza comincia a scoprire decine e decine di operazioni messe a punto dal ragioniere a partire dal 13 novembre 2015. L’ultimo prelievo dalle casse Ater, andato a buon fine, risale al 4 novembre 2021 mentre un tentativo (poi gettato nel cestino da Matteo stesso) è dell’8 novembre. Nell’arco di sei anni avrebbe sottratto 480. 226, 97 euro dalle casse dell’ente per l’edilizia Residenziale di Padova.
Per sei anni ha prelevato soldi dai conti dell’ente e nessuno se n’è mai accorto: faceva dei rimborsi a inquilini, ma erano fasulli e il denaro finiva nelle sue tasche grazie a ignari amici o conoscenti che mettevano a disposizione il proprio conto per il bonifico e poi gli restituivano quel denaro. Fontana predisponeva le liquidazioni giustificandole con il rimborso di spese condominiali in eccesso, restituzioni di cauzioni, conguagli. E in calce all’atto falsifica la firma del dirigente responsabile. Il pagamento andava nei conti messi a sua disposizione dai 19 imputati che gli fornivano l’iban.