A Quinto di Treviso il 25 aprile sarà senza “Bella ciao”
Non bastassero le divisioni politiche e il revisionismo, si sono messe pure le infiltrazioni d’acqua. “Gutta cavat Lapidem” dicevano i latini. Nei giorni scorsi lo stillicidio ha provocato una fatale crepa sul cippo commemorativo in marmo che ricorda la morte di cinque partigiani il 29 aprile del 1945 lungo la Noalese. All’amministrazione comunale basterà affidarsi a un buon marmista per riparare il manufatto “scheggiato”, ma dal punto di vista storico e politico ad accompagnare le celebrazioni in programma domani, a due passi da quel cippo, per la Festa della Liberazione ci sono ben altre “crepe”, forse molto più profonde, trasversali e irrisolte.
Il braccio di ferro
A Quinto si ripropone infatti uno schema consueto in molti comuni dell’hinterland: la canzone divenuta col tempo simbolo della lotta partigiana, cioè “Bella ciao”, è fuori dal cerimoniale del 25 aprile. A confermare la decisione è la stessa sindaca Stefania Sartori, che interpellata in merito risponde così: «Va cantata per forza? Anche no. Ultimamente sembra che se uno non dice che è antifascista è automaticamente un fascista: non è così».
Qualche anno fa, la locale sezione dell’Anpi, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, aveva tentato di recuperare terreno: «Dopo il mio insediamento nel 2019» spiega Sartori «sono venuti a chiedermi di inserire la canzone in scaletta, la risposta è stata negativa allora e non ho cambiato idea». Con rammarico ai rappresentanti quintini dell’Anpi tocca constatare che in occasione del 25 aprile le autorità preferiscono festeggiare San Marco (patrono di Venezia, a cui si inneggia regolarmente a fine cerimonia dando così un sapore “venetista” all’evento).
Su quello, nessuno pare eccepire. «Bella Ciao viene eseguita e cantata in tanti comuni, anche in quelli governati dalla Lega» fa però notare il neo presidente dell’Anpi Quinto Fabio Brianese, «siamo rammaricati che l’attuale giunta sia contraria. Ci è stato detto che il coro non ce l’ha in repertorio, abbiamo proposto una soluzione alternativa ma non c’è stato verso. Alla fine della cerimonia ce la canteremo come ogni anno tra di noi».
Negli altri comuni
Quando “Bella Ciao” viene bannata dall’evento ufficiale (che a Quinto prevede anche i canti a cura del coro “Voci del Sile”) ci si deve arrangiare. Lo stesso avviene anche a Mogliano (che nel 2010 diede il La a questa tendenza dando precise indicazioni alla banda di non eseguirla), ma solo dopo il “sciogliete le righe” delle associazioni d’arma, e a Treviso. «Viene intonata sempre dalle persone presenti in piazza» spiega il presidente provinciale Giuliano Varnier.
Il sindaco Mario Conte smorza sul nascere ogni polemica: «Bella Ciao? Una bellissima canzone e una bella melodia». Negli altri comuni? A Roncade ci sono le casse e si mette una base per cantare sia l’inno nazionale che “Bella Ciao”. A Paese la sindaca leghista Katia Uberti non ha mai concesso aperture alla richiesta dell’Anpi di aggiungere una tappa del corteo ufficiale davanti a un monumento (posizionato nel 2015) dedicato alla memoria di cittadini (partigiani, militari, civili) che parteciparono alla resistenza.