«Abusi sessuali su due tredicenni a Conegliano»: il pm chiede la condanna a 6 anni e 4 mesi
foto da Quotidiani locali
Sei anni e quattro mesi. È la condanna chiesta dal pubblico ministero Gabriella Cama per il pizzaiolo cingalese di 49 anni (difeso dall’avvocato Enrico D’Orazio), accusato di aver abusato di due tredicenni, nell’autunno di quattro anni fa, nel garage di casa a Conegliano.
La vicenda risale al novembre del 2020. Più precisamente alla notte tra l’11 e il 12 quando due tredicenni del Coneglianese (costituitesi parte civile con gli avvocati Diego Melioli e Annachiara Pavan), dopo essere scappate di casa, si presentano alla porta dell’abitazione del pizzaiolo, che conoscono da tempo. Gli chiedono ospitalità e fornisce la disponibilità del garage. È nel corso della notte che avvengono gli abusi.
Le due ragazzine, in momenti diversi, praticano due distinti rapporti sessuali al pizzaiolo. A loro dire, quando verranno sentite dalla polizia, erano state obbligate a farlo sotto la minaccia di non uscire dal garage, che il pizzaiolo aveva chiuso a chiave. Nel corso della notte, le due ragazzine consumano anche uno spinello. Da qui, oltre all’accusa di violenza sessuale su minorenni, anche quella di detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio (nella forma più lieve vista l’esigua quantità).
I genitori delle due ragazzine vengono a conoscenza di quanto successo dopo che le figlie tornano a casa. Per questo motivo vanno al Commissariato di polizia di Conegliano e sporgono denuncia contro il pizzaiolo cingalese che a gennaio 2021 viene portato in carcere su ordine di custodia cautelare emesso dal giudice delle indagini preliminari su richiesta della procura. Inizialmente il cingalese era accusato anche di sequestro di persona. Poi, però, l’accusa è caduta.
Martedì 23 aprile l’inizio della discussione del processo in rito abbreviato (che si tiene a porte chiuse e si basa esclusivamente sugli atti d’indagine) davanti al giudice Piera De Stefani. Il pubblico ministero Cama in requisitoria ha ripercorso i momenti salienti della vicenda chiedendo alla fine una condanna a 6 anni e 4 mesi. Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 maggio quando sarà la volta dell’arringa difensiva dell’avvocato D’Orazio.
L’imputato cingalese aveva chiesto, un paio di mesi fa, attraverso il suo legale, di accedere ad un percorso “di redenzione” presso un ente, che prevedeva anche un risarcimento, e, alla fine, il processo nei suoi confronti sarebbe ripreso, con il vantaggio che in caso di condanna, avrebbe potuto usufruire di un consistente sconto di pena. Richiesta che però il giudice aveva respinto.