Occhio di Massimiliano in largo Santos a Trieste: primo passo verso il progetto disegnato da Kipar
Roccia calcarea, acqua, piante: la natura irrompe nel piazzale che diventa ingresso in Porto Vecchio e relazione con la città. Ora è pronto il progetto di fattibilità tecnica ed economica
TRIESTE L’occhio di Massimiliano (riferimento all’effimero imperatore del Messico, non al governatore in carica) rinforza le diottrie e allunga lo sguardo: pronto il progetto di fattibilità tecnica ed economica, che qualche giorno fa ha ottenuto, su proposta dell’assessore Elisa Lodi, il consenso della giunta Dipiazza.
Il primo passo concreto
È il primo passo concreto dal punto di vista amministrativo per realizzare il “micropaesaggio”, che in sostanza prende il posto della defunta sala Tripcovich in largo Città di Santos: una robusta mano è stata data al Comune dalla Regione, che, in sede di concertazione, ha iniettato un contributo pari a circa 2, 7 milioni di euro.
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Dalla fattibilità tecnico-economica si passerà all’esecutivo, dall’esecutivo alla gara: in Comune si spera di appaltare entro la fine del corrente anno. Il dossier è seguito personalmente dal direttore dipartimentale Giulio Bernetti in qualità di responsabile unico del procedimento.
Ma, alla base della rivisitazione dell’ingresso nord cittadino, c’è il disegno dell’architetto tedesco di Gelsenkirken (ma buon conoscitore del Bel Paese) Andreas Kipar, che con la sua Land srl ha immaginato una combinazione terra-mare-verde così come la si può vedere nei rendering pubblicati a lato.
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La fattibilità tecnico-economica
Infatti la fattibilità tecnico-economica di Kipar ha confermato quanto già era emerso dalle descrizioni ufficiose: in largo Città di Santos verrà inserito un pezzo di roccia, che si specchierà in uno spazio acqueo, il tutto scortato da una dotazione green. A evocare il Carso e la non lontana Miramare voluta da Massimiliano: quasi che la natura emerga con forza dall’asfalto urbano. Sotto il quale scorre il torrente Chiave, che s’avvia a sfociare in Porto vecchio, dopo aver varcato le porte monumentali di Giorgio Zaninovich.
La proposta di Kipar
La proposta di Kipar accenna a «un frammento di biodiversità ecologica all’interno della città», a largo Città di Santos come asse di penetrazione verso il mare e fattore di raccordo tra Stazione, Silos, ingresso in Porto vecchio. In questo senso la “nuova” piazza diviene nella visione di Kipar una «cerniera» tra la città consolidata e l’area oggetto di rigenerazione. Piazza di “collegamenti” e di richiami, dunque: con il Carso, con il verde, con il porto. E con la Stazione costruita nel 1878 come testata della Ferrovia meridionale.
Monumento alla biodiversità
L’architetto tedesco rimarca ulteriormente i fondamentali della sua narrazione: quello che vuole fare è «monumento alla biodiversità e alla cultura mitteleuropea», dove la roccia calcarea sarà circondata da prato carsico, salvie, euforbie, «un frammento di natura in città». Saranno inoltre inserite sedute in legno, di lunghezze diverse. La fattibilità tecnico-economica parla anche di illuminazione: faretti e strisce Led nell’occhio massimilianeo, corpi illuminanti a doppia lanterna sui varchi monumentali.
C’è un riferimento di carattere logistico-trasportistico, perché il largo confina con il terminal dei bus, con quello dei pullman e – naturalmente – con la stazione ferroviaria. Ed è solcato dai marciapiedi e dalla ciclabile.
La delibera di giunta
Per tornare alla delibera di giunta che ha avviato l’operazione, l’intervento di Kipar viene inserito nella riorganizzazione complessiva di Porto Vecchio, dove convivono il Viale monumentale, il Parco lineare di archeologia industriale dal terrapieno barcolano al centro storico, la Cabinovia. E ricorda l’ex sala Tripcovich (ancor prima stazione dei pullman risalente agli anni Trenta), demolita tra il 2022 e il 2023.
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