«Violenza sugli animali», denunciato un allevamento di trote nel Trevigiano
Un allevamento ittico dell’hinterland trevigiano è finito nel mirino degli attivisti: alcuni video, realizzati da un ex dipendente, documentano una serie di pratiche irregolari nelle fasi di abbattimento e trasporto.
Sono così scattate diverse denunce alle autorità e una petizione online per chiedere regole chiare per l’itticoltura sostenibile. A far emergere il trattamento riservato ai pesci, in un allevamento di trote, storioni e anguille situato lungo il Sile alle porte di Treviso, è stata l’associazione Essere Animali.
«I filmati, girati da un ex dipendente» spiega l’associazione «mostrano pratiche di abbattimento irregolari e veterinari che, secondo quanto dichiarato dal responsabile di produzione, ometterebbero di contestare alcune pratiche illecite e avviserebbero l’azienda prima di procedere con i controlli».
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L’allevamento è stato denunciato dall’associazione per maltrattamento di animali, abbandono di animali più varie altre violazioni in materia di lavoro e ambiente. L’itticoltura, da noi contattata, ha affermato di non essere a conoscenza né delle denunce (evidentemente non notificate) né della campagna mediatica in corso e non ha voluto rilasciare dichiarazioni.
Le immagini diffuse attraverso i social sono eloquenti. «Durante la fase di scarico» dichiarano gli attivisti «i pesci vengono gettati direttamente dal camion alle vasche di stoccaggio senza l’utilizzo di scivoli o sistemi di pompaggio, ad altissima velocità e da un’altezza elevata: questo provoca non solo stress acuto, ma anche il rischio di gravi lesioni, tanto che sono stati osservati alcuni animali spezzati a metà».
Altre atrocità riguarderebbero poi le fasi di pescaggio: «I pesci che cadono a terra vengono agganciati alla bocca con un ferro a uncino e scaraventati nei cestelli. Qui sbattono violentemente tra loro o contro le pareti in metallo, con gravi sofferenze, come testimonia la presenza di sangue sulla pelle degli animali, nell’acqua o per terra. In altri casi gli operatori utilizzano le mani o i piedi per afferrare o calciare gli animali. Il tasso di mortalità all’interno dell’allevamento è alto e molti animali presentano ferite profonde, infezioni, parassiti o sono addirittura privi di alcune parti del corpo».
Altra fase critica è quella dell’abbattimento: un video fa vedere uno storione ancora cosciente che viene sbattuto violentemente a terra da un operatore.
«In alcuni casi gli addetti posizionano i morsetti dei cavi elettrici sulle branchie» prosegue la nota degli attivisti «e il responsabile di produzione spiega che circa l’80% delle trote allevate nello stabilimento non vengono stordite secondo le raccomandazioni della Commissione Europea tramite corrente elettrica, ma uccise per asfissia».
C’è poi il tema dei controlli: «L’azienda sarebbe avvertita anticipatamente dei controlli dell’Als» spiega l’associazione «e agirebbe di conseguenza per evitare o nascondere eventuali irregolarità durante le ispezioni».
Ora il dossier è in mano alle autorità e per i consumatori c’è la possibilità di sottoscrivere la petizione online lanciata proprio ieri indirizzata al Ministero dell’Agricoltura e all’Associazione Piscicoltori Italiani (Api).