Massacrò di botte l’ex compagna, patteggia 3 anni e resta in carcere
Pavia, il 48enne aveva fatto irruzione un mese fa nella casa della vittima (costretta in sedia a rotelle) e l’aveva pestata a sangue
PAVIA. Le foto allegate al fascicolo, che mostrano la vittima con il viso tumefatto e lividi in ogni parte del corpo, hanno tolto ogni dubbio: Fredi Keci, il 48enne originario dell’Albania accusato di avere fatto irruzione nella casa della sua ex fidanzata di 33 anni, al quartiere San Pietro, e di averla massacrata di botte, resterà in carcere. Il giudice Vincenzo Giordano ha applicato, su accordo delle parti, una pena di 3 anni per lesioni gravi e violazione di domicilio.
Sul patteggiamento, chiesto dall’avvocato difensore Fabio Santopietro, la procura ha dato parere favorevole dopo che era stata rifiutata una prima proposta di chiudere a due anni e mezzo.
Con un processo ordinario l’imputato rischiava una pena di certo più alta: nella ricostruzione della vicenda è emerso anche che la sera del 18 aprile, quando l’uomo era entrato in casa della sua ex fidanzata e come una furia si era avventato su di lei, in sedia a rotelle per essersi fratturata i talloni, le avrebbe anche messo le mani al collo, facendole perdere i sensi.
Pestata a sangue
Gli agenti della questura, quella sera, avevano trovato in casa la donna seminuda e coperta di sangue, con il volto tumefatto e sotto choc. L’uomo aveva ancora le mani e le scarpe sporche di sangue, che aveva cercato di ripulire dal pavimento con un detergente prima dell’arrivo dei poliziotti.
Era stato subito arrestato e portato a Torre del Gallo con le accuse di lesioni gravi, violazione di domicilio (per avere fatto irruzione nella casa della donna contro la sua volontà), e minacce, tutto aggravato dalla relazione con la vittima.
Non era stato possibile, invece, contestare l’accusa di maltrattamenti, che la legge prevede solo nel caso di persone conviventi. E nemmeno si era potuto procedere per stalking: la vittima, infatti, non ha voluto presentare denuncia.
E questo, nonostante l’episodio culminato nell’arresto dell’uomo non fosse isolato. Le indagini della procura hanno fatto emergere una possibile scia di violenze non denunciate, almeno stando a quanto dichiarato dal padre ai poliziotti ma anche da alcuni accessi al pronto soccorso nei mesi precedenti.
Episodi da chiarire
La donna aveva raccontato di essere stata già aggredita dall’ex fidanzato il 6 gennaio: l’uomo si era presentato a casa sua urlando e chiedendole conto di una presunta relazione con un altro uomo, poi, secondo l’accusa, l’aveva picchiata. La donna aveva deciso di andare in ospedale ma poi aveva cambiato idea ed era tornata a casa prima di farsi refertare. Ma ci sono sospetti anche sul presunto incidente domestico che sarebbe stato causa della frattura dei talloni: secondo il padre (che ha fatto una segnalazione in procura) la donna sarebbe rimasta ferita gettandosi dal balcone del suo appartamento, un giorno di gennaio, per sfuggire alla violenza del suo ex. Il genitore aveva anche riferito di due episodi in cui l’uomo si era presentato a casa sua con fare violento e aveva dovuto chiamare le forze dell’ordine.
Possibile comunità
Per il momento l’uomo resta in carcere anche perché non ci sarebbero alloggi idonei per chiedere gli arresti domiciliari (l’uomo risulta risiedere nella zona di corso Garibaldi, dove però abiterebbe un altro familiare).Il 48enne ha invece dato la disponibilità, ieri in udienza, a entrare in una comunità di recupero.
Nella pena decisa ieri in tribunale oltre alla ricostruzione della vicenda hanno pesato anche i precedenti dell’uomo, rimasto coinvolto anche in una indagine per sfruttamento della prostituzione.