Barche senza targa, varate le regole per l’estero. Agenzie nautiche e circoli: “Mancano gli accordi bilaterali”
foto da Quotidiani locali
TRIESTE È operativa la nuova norma italiana per agevolare i natanti (barche non immatricolate senza targa, sotto i 10 metri di lunghezza) nella navigazione all’estero. È stato pubblicato sulla Gazzetta ufficiale (anno 165-numero 110 del 13 maggio, pagina 8) il decreto con tanto di modello a disposizione del diportista e lo schema dell’atto notorio per «l’attestazione del possesso e della nazionalità italiana» del natante da diporto.
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L’annosa questione
Un documento che dovrebbe risolvere l’annosa questione dell’impossibilità per le barche senza targa di navigare in acque straniere. Si tratta dell’ulteriore passo del “pacchetto nautica” varato dal ministero del Made in Italy lo scorso dicembre «frutto del confronto fra Confindustria Nautica e i ministro del made in Italy Adolfo Urso e quello delle Infrastrutture e trasporti Matteo Salvini».
Ma all’entusiasmo evidenziato dalla stessa Confindustria nautica in un comunicato, non segue quello delle agenzie di pratiche nautiche e di alcuni presidenti dei circoli nautici. Che, anzi, mettono in allerta i diportisti. «Se un diportista che ha un natante ci chiede lumi, rispondiamo che è una norma nazionale. Ma non sappiamo se viene recepita negli altri Stati. E se mi chiede se può navigare tranquillo, non mi sento di farlo» dice con franchezza Francesco Osquino, titolare dello studio Venos di Pordenone, vice segretario nazionale Studi Unasca, l’associazione di categoria che riunisce oltre tremila associati in Italia tra scuole nautiche e agenzie di pratiche auto e nautiche.
Una norma nazionale
Risulta dallo stesso documento che si tratta di una norma nazionale che dovrebbe valere nelle acque estere. Sono stati fatti accordi bilaterali con gli stati confinanti, in particolare Slovenia e Croazia? Non risulta. «Sono a Roma ogni settimana, abbiamo chiesto al ministero se la norma era recepita all’estero. Sapevamo dell’uscita in gazzetta, ci aspettavamo però che nel decreto fosse scritto qualcosa. Non ci hanno risposto. L’auspicio è che si faccia chiarezza». E che non ci siano ancora accordi lo confermano anche dal ministero del Mare della Croazia, che ribadisce comunque la deroga per i natanti a navigare in acque croate nel 2024: i natanti italiani saranno i benvenuti, ha già tenuto a fare sapere Zagabria nelle scorse settimane. Secondo la normativa Ue da cui tutto è nato, negli altri Stati la navigazione senza targa è vietata.
I punti non chiari
Ma ci sono anche altri punti non chiari. Dal numero di conto corrente per il versamento (23,70 euro) per chi compila il modulo: non ancora attivato. Poi, ad occuparsi dell’autenticazione dell’autocertificazione non saranno le Capitanerie, ma lo sportello telematico automobilistico, (Sta), dall’Aci alle agenzie (private) delle pratiche auto per il Pra. E la attestazione dei dati tecnici dell’unità (Dci), obbligatoria, da unire alla “dichiarazione di possesso” del natante: sarà rilasciata da Confindustria Nautica con numero progressivo. Un “data base” privato, Non un registro pubblico delle imbarcazioni in Capitaneria o delle auto al Pra.
«Per i natanti occorre la dichiarazione di costruzione e importazione - spiega Osquino - che è rilasciata da Confindustria Nautica e serve per l’attestazione di proprietà. Diventa una sorta di documento unico del natante come la carta di circolazione auto. L’auspicio è che questo numero progressivo Dci possa diventare numero di targa dell’imbarcazione».
Immatricolazione “minore”
Una sorta di immatricolazione “minore”. E i costi? Per immatricolare e targare una barca si spendono dai mille ai due mila euro almeno. Per la Dci forse diverse centinaia di euro. «Il prezzo lo farà il mercato» conclude Osquino: «Noi possiamo fare tutte queste cose, il problema è che a oggi non abbiamo la certezza che questa carta permetta ai natanti di navigare in acque estere. Dal ministero attendiamo chiarezza, è una fase di transizione».
Perplessità a Muggia
Martina Jelovcic presidente del Circolo della vela Muggia è perplessa. «Ho dato un’occhiata al documento, bisogna capire se c’è la riconoscibilità di questo documento all’estero. Mi sembra un escamotage all’italiana che non risolve il problema». A Muggia in qualche modo hanno risolto i problemi: «Noi siamo arrivati al punto da essere obbligati a mettere la bandiera polacca sui natanti - sbotta - con pratiche più snelle e economiche. Come ha dovuto fare mio padre per la sua barca, con dramma personale per aver perso l’identità italiana».
Battuta amara anche sulla famosa regata Muggia Portorose: «Una regata che annullava i confini e che proiettava al futuro. Siamo nel 2024 e devo pregare ai miei diportisti di venire con la barca immatricolata: quando partono tutti con la bandiera polacca».
Bocciatura anche dal delegato per il Triveneto della Lega Navale, Paolo Scubini: «È solo un’autocertificazione per attestare che sei proprietario di un natante, un documento per far navigare i natanti senza targa in acque straniere. Ma di qui a dire che agli altri Stati andrà bene questo documento ce ne vuole. Quel decreto non autorizza a navigare all’estero».
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