Omobilesbotransfobia, l’Italia perde due posizioni nella classifica di Ilga-Europe: sui diritti Lgbtq+ è tra gli ultimi in Ue
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Alla vigilia della Giornata mondiale contro l’omolesbobitransfobia, l’Italia scivola agli ultimi posti in classifica nello studio Rainbow Europe sui diritti Lgbtq+, pubblicato ogni anno dalla ong Ilga Europe. Il nostro Paese, secondo l’associazione internazionale, è superato anche dall’Ungheria, e si posiziona al trentaseiesimo posto su 49, perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno: a pesare, […]
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Alla vigilia della Giornata mondiale contro l’omolesbobitransfobia, l’Italia scivola agli ultimi posti in classifica nello studio Rainbow Europe sui diritti Lgbtq+, pubblicato ogni anno dalla ong Ilga Europe. Il nostro Paese, secondo l’associazione internazionale, è superato anche dall’Ungheria, e si posiziona al trentaseiesimo posto su 49, perdendo due posizioni rispetto allo scorso anno: a pesare, si legge nel comunicato, soprattutto la decisione del governo Meloni di interrompere le registrazioni dei figli di coppie omogenitoriali. A fare peggio in Ue, solo Lettonia, Bulgaria e Polonia.
Our newly branded and reloaded #RainbowMap 2024 is live, ranking from top to bottom 49 European countries on their legal and policy situation for LGBTI people. Check it out now! https://t.co/YukKT1KSNF pic.twitter.com/v9XD1MKz6X
— ILGA-Europe (@ILGAEurope) May 15, 2024
Complessivamente, il quadro che emerge è tutt’altro che incoraggiante. Secondo un’indagine dell’Agenzia dell’Ue per i diritti fondamentali (Fra), la percentuale di persone LGBTQ+ che hanno denunciato di aver subito violenze motivate dall’odio, tra cui attacchi fisici e sessuali, nei cinque anni precedenti l’indagine, è aumentato dall’11% nel 2019 al 14% nel 2023. Particolarmente vulnerabili sono i giovani Lgbtq+ e le persone inter-sessuali che subiscono la maggior parte delle violenze. In forte aumento anche il bullismo, più di due intervistati su tre hanno dichiarato di aver subito atti di bullismo a scuola, in tutte le generazioni e in tutti i Paesi dell’Ue. Si tratta di un forte aumento delle denunce rispetto a uno su due segnalato nel 2019.
Il rovescio della medaglia è che un maggior numero di persone Lgbtq+ in Europa manifesta apertamente il proprio orientamento sessuale. L’indagine è stata condotta intervistando oltre 100.000 persone della comunità arcobaleno nei 27 Stati membri dell’Ue, oltre che in Albania, Macedonia del Nord e Serbia. “Essere apertamente Lgbtq+ in Europa non dovrebbe essere una lotta. Anche se vediamo segni di progresso, il bullismo, le molestie e la violenza rimangono minacce costanti” avverte la direttrice dell’Agenzia, Sirpa Rautio, che esorta ad “agire con decisione” e a “costruire sui progressi compiuti, in modo che tutti nell’Ue siano trattati in modo equo e possano vivere con dignità e rispetto”.
“In un momento”, scrive ancora la ong, “in cui alcune regioni italiane stanno revocando i diritti di genitorialità alle coppie omosessuali, in cui si cerca di riscrivere le linee guida per limitare l’accesso all’assistenza sanitaria specifica per le persone trans in Slovacchia, Croazia, Francia e Regno Unito, e in cui assistiamo alla mossa senza precedenti della Russia di criminalizzare il “movimento internazionale LGBTI” come “organizzazione estremista”, i risultati della Rainbow Map di quest’anno rendono più chiaro che mai che solo le tutele legali possono garantire i diritti fondamentali“.
La mappa indica anche come ci siano governi che si sono mossi in positivo per migliorare la tutela dei diritti. “La Grecia, la Germania, l’Islanda, l’Estonia e il Liechtenstein hanno fatto i maggiori balzi nella classifica della Rainbow Map”, si legge ancora. “Sia l’Estonia che la Grecia hanno modificato le loro leggi per consentire alle coppie dello stesso sesso di sposarsi e adottare bambini, la Grecia ha anche colmato le lacune nella sua legislazione antidiscriminazione per proteggere pienamente le persone LGBTI e il Liechtenstein ha esteso i diritti di adozione alle coppie dello stesso sesso. Grazie a questi cambiamenti, la Grecia è balzata al sesto posto della classifica.
Premiati anche i Paesi che stanno lavorando duramente per mettere in atto “misure che riconoscano l’odio anti-LGBTI come fattore aggravante”. “La Germania, che quest’anno è entrata nella top 10, ha vietato i crimini d’odio basati sull’orientamento sessuale, l’identità di genere e le caratteristiche sessuali. Altri Paesi che hanno legiferato contro i crimini d’odio sono la Bulgaria, l’Islanda (che è balzata al secondo posto della classifica) e la Slovenia. I divieti sulle pratiche di conversione, che perpetrano anche violenza contro le persone LGBTI, sono stati introdotti in Belgio, Cipro, Islanda, Norvegia e Portogallo”. In Italia, invece, non è stata presa nessuna di queste azioni. E anche per questo “è scesa di due posizioni nella classifica a causa dello stallo della protezione legislativa per molti anni”. E questo, concludono, “mostrano cosa può accadere quando la legislazione non è in vigore e i governi di estrema destra prendono il potere”.
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