«Ho preso la pistola tra le mani, ma non immaginavo che fosse carica»
Ucciso agente di polizia locale, la fidanzata ora è indagata per omicidio colposo. Lei stessa ha cercato di rianimarlo guidata dagli operatori del 118
GROPELLO. «Ho preso la pistola tra le mani, mai avrei immaginato che fosse carica». È in sintesi il racconto di C. G., la ragazza di 19 anni, ufficialmente residente a Trivolzio, che venerdì pomeriggio ha ucciso il fidanzato Christian Rovida, un agente di polizia locale in forza al comando di Mortara. Aveva 22 anni. La tragedia era avvenuta nell’abitazione del giovane a Gropello Cairoli, in via Nuvolari.
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L’accusa di omicidio colposo
La ragazza, indagata dalla procura della Repubblica di Pavia con l’accusa di omicidio colposo, venerdì sera è stata interrogata per oltre due ore in un ufficio del pronto soccorso dell’ospedale San Matteo dove era stata trasportata per superare lo choc. Prima era stata sottoposta allo Stub, l’esame scientifico che serve a stabilire se una persona abbia sparato. Il racconto della ragazza è stato a tratti drammatico. Parole tra lacrime e momenti in cui sembrava completamente assente con lo sguardo perso nel vuoto.
Per la studentessa è stato dolorosissimo raccontare i particolari di una tragedia avvenuta qualche ora prima. Lo ha fatto con l’aiuto degli avvocati difensori Orietta Stella, Chiara Duberti Furini e del sostituto procuratore della repubblica Chiara Giuiusa. Agli investigatori dei carabinieri è sembrato subito chiaro che la ragazza non avesse avuto la minima intenzione di uccidere, ma era solo una sorta di “gioco” tra i due, una “dimostrazione” con il fidanzato vigile urbano che mostrava alla ragazza come si impugna l’arma. Venerdì pomeriggio per una disattenzione il proiettile era rimasto inserito nella Glock 22 calibro 40 in dotazione alla polizia locale di Mortara. Dai primi rilievi sembra che al momento dello sparo la ragazza fosse in piedi mentre il fidanzato era seduto sul divano al piano superiore della villetta di via Nuvolari. Il proiettile sarebbe partito accidentalmente e ha centrato al cuore il giovane dall’alto verso il basso e si è poi conficcato nel divano. I carabinieri del reparto scientifico lo hanno poi recuperato.
La rianimazione
È stata la ragazza a praticare una prima rianimazione guidata al telefono dal personale del 118: pochi giorni prima aveva partecipato a scuola a una lezione di primo soccorso. A praticare il massaggio cardiaco le ha dato il cambio il padre del vigile che al momento dello sparo era in casa al piano terra.
All’arrivo del 118 Rovida era incosciente e i sanitari hanno cercato di far ripartire il cuore, hanno intubato il giovane e lo hanno portato ancora vivo in Pronto soccorso. Un intervento tecnicamente riuscito ma le condizioni dell’agente erano disperate. All’arrivo al San Matteo è stato subito trasferito in sala operatoria per essere sottoposto a un intervento al cuore ma è stato tutto inutile: Christian è morto poco dopo. Adesso dovrà essere stabilito il giorno dell’autopsia disposta dal magistrato.