Addio partigiana Emma, a 108 anni muore la «sarta della Resistenza»
Era chiamata la sarta della Resistenza perché il suo laboratorio di sartoria era diventato una base per l’attività antifascista e anti-nazista. Lei e le altre avevano dato rifugio ai partigiani braccati, ai renitenti alla leva dopo l’8 settembre, avevano fatto da staffetta, portando messaggi tra i componenti delle brigate. Fino all’ultimo ha cucinato per figlie e nipoti e si arrabbiava anche se non mangiavano. Lei si chiamava Emma Fighetti e se ne è andata a 108 anni, portando con sé un pezzo fondamentale di storia. Era una donna incredibile Emma: nata nel 1911 a Premeno (Verbano-Cusio-Ossola), sul Lago Maggiore, si era trasferita a Milano per seguire il marito, operaio, che aderì anch’egli alla Resistenza ma senza sapere dell’attività della moglie: «Lui non sapeva cosa facevo io e viceversa, così doveva essere» amava ripetere. «Preparavo la colla con acqua e farina – racconta nelle varie interviste – e la distribuivo ai ragazzini che dovevano affiggere sui muri i volantini contro i fascisti. In tanti sono sfuggiti alla cattura passando attraverso il solaio di casa mia. Erano giovani che non volevano essere reclutati nell’esercito o partigiani braccati. Ero una sovversiva… Un paio di volte ho rischiato di essere arrestata e allora sì che ho avuto paura, ma solo un po’».
Di lei si ricorda il comizio che tenne dalla finestra della Casa del Popolo di Baggio, dove viveva, subito dopo la Liberazione, davanti alla popolazione del quartiere tra cui anche molte donne. Le stesse dei Gruppi difesa della donna che con lei poi furono protagoniste di un corteo, in bicicletta: Emma avvolta da una bandiera rossa ricavata da pezzi di stoffa del suo laboratorio. «La bandiera – ricorda in un’intervista rilasciata al Corriere di qualche tempo fa – l’avevo fatta io, come tante altre, con la fodera rossa comprata per i vestiti».
Ma allo stesso modo indimenticabile nel 2016, quando di anni ne aveva 105, e si era messa a ballare e a cantare “Bella Ciao” dopo che le furono conferiti dal Ministero della Difesa la medaglia e il diploma di partigiana. Insomma, con Emma Fighetti, se ne va un altro pezzo straordinariamente significativo della Resistenza, non solo milanese.
Alle esequie della donna il presidente dell’Anpi provinciale Roberto Cenati ha voluto salutarla sottolineando «la sua straordinaria forza e vitalità» e la Cgil nazionale l’ha ricordata come colei «che durante la guerra non aveva esitato a rischiare la vita per contribuire alla lotta al nazifascismo per i suoi ideali di libertà, giustizia e democrazia. Una storia bellissima, la sua, di coraggio e passione civile».