Federica Gasbarro: «Il mio anno da striker (con mamma e papà)»
Non si è mai troppo piccoli per fare la differenza. Quando Federica Gasbarro, 24 anni, ha iniziato a scrivere il suo primo libro Diario di una striker (Edizioni Piemme), in libreria dal 21 gennaio, ha pensato a questo. Lo ha fatto anche quando è scesa in piazza la prima volta nella sua città, Roma, per il suo primo strike per l’ambiente. Lo ha pensato quando i suoi genitori, nonostante non abbiano mai smesso di sostenerla, le dicevano di tenere l’università al primo posto. L’ha pensato poi quando ha stretto la mano a Greta Thunberg e ha marciato con lei a Roma. Infine se l’è ripetuto nella mente come un mantra quando, con le mani sudati e le gambe tremanti, si è trovata a parlare davanti ai capi di stato di mezzo mondo.
Così Federica Gasbarro, da studentessa che voleva diventare medico (oggi studia biologia) è diventata una green influencer e attivista per l’ambiente. È stata al summit Onu che si è tenuto a New York nel settembre del 2019 e recentemente è stata premiata con una borsa di studio alla Fondazione Mike Bongiorno. In un anno ha del tutto rivoluzionato la sua vita. A partire dal giorno in cui ha sentito il primo discorso di Greta Thunberg.
Una rivoluzione che racconti in questo libro?
«Sì, il libro voleva essere un modo per dare forza ai ragazzi e alle ragazze e dire che non è vero che le loro idee non valgono o sono insignificanti. Tutti possiamo fare la differenza, a qualunque età. L’abbiamo visto con Greta Thunberg e tutti gli attivisti che ci sono nel mondo».
Una parte di Diario di una striker invece è più scientifica.
«È dedicata alla divulgazione scientifica, rispondo in modo semplice alle domande che possono essere quotidiane sull’ambiente e il clima. Infine, concludo con una sorta di manuale per essere sostenibili tutti i giorni della nostra vita. Se da una parte è vero che il nostro è anche nelle mani dei potenti, per decarbonizzare l’economia e smettere di sostenere le fossili, dall’altra possiamo oggettivamente tutti fare qualcosa».
Qualche esempio?
«In cucina: uso tovagliette che sono fatte con un tessuto lavorato con il miele e altre sostanze e sostituisce la pellicola di plastica, utilizzo contenitori di vetro e non di plastica. Anche quelli di plastica vanno bene se riutilizzati nel tempo e gettati negli appositi cassonetti. Utilizzo gli evidenziatori a matita anziché quelli di plastica per sottolineare. Infine in bagno ho riconvertito i prodotti che uso, dallo spazzolino in bambù ai dischetti struccanti lavabili, al deodorante per le ascelle».
I tuoi genitori hanno imparato da te?
«Loro sono sempre stati molto green. Papà va molto in bici, mamma ha sempre fatto la raccolta differenziata. Sicuramente nell’ultimo anno siamo cresciuti comunque insieme».
Non sono mai stati contrariati?
«Non erano d’accordo all’inizio, pensavano soprattutto allo studio, poi allo strike del 27 settembre sono riuscita a portarceli entrambi, anche la foto della copertina del libro l’ha fatta mio padre, che è diventato il mio fotografo ufficiale. Una famiglia è una squadra».
Hai mai avuto paura?
«Sì. Sono passata dall’essere una semplice studentessa ad organizzare insieme ad altri ragazzi eventi da migliaia di persone. Mi sono trovata a parlare davanti a una platea di 15-30mila persone che si aspettavano che io dicessi qualcosa di sensato. Poi, i capi di stato. Tante volte mi sono sentita impaurita. Restiamo sempre dei ragazzi davanti a colossi umani che mai avremmo pensato d’incontrare nella nostra vita».
Quando ti ci sei trovata davanti come hai reagito?
«Di base hai le mani fredde e le gambe che ti tremano. In quei momenti provi a concentrarti su quello che devi dire pensando che sei davanti solo ad esseri umani, più adulti e quindi con più esperienza. Dopo hai un calo di adrenalina spaventoso e vorresti solo andare a dormire».
Il futuro?
«Se penso al futuro vedo la voglia di fare la scienziata, che va di pari passo con l’attivismo, poi chissà, anche il percorso diplomatico m’interessa. Penso anche ai miei figli, sarò madre un giorno e non vorrei mai dirgli che sono rimasta ferma a guardare mentre avrei potuto fare qualcosa per consegnargli un mondo migliore».
Federica Gasbarro ha deciso di donare i proventi della vendita di Diario di una Striker ai progetti della fondazione lanciata da Leonardo DiCaprio per la deforestazione e a Medici Senza Frontiere.
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