Perché «Sex Education» merita (subito) una terza stagione
Capire cosa provino gli adolescenti, sbrigliare la matassa di dubbi e di domande che sembra tormentarli ogni volta che imbracciano lo zaino e ordinano un cocktail ghiacciato al bancone di un pub, è stato, per almeno trent’anni, il proposito di molti teen-drama che hanno cercato di raccontare il mondo dei giovani nella maniera più fedele e più sincera possibile. Insieme a chi ha fallito nel tentativo, c’è, però, chi ha centrato in pieno l’obiettivo, focalizzandosi su un dettaglio su cui fino ad allora non ci si era concentrati abbastanza: la scoperta sessuale. L’intuizione è della showrunner Laurie Nunn che, nel 2019, dà il calcio di inizio a quello che è diventato uno dei titoli di punta dell’universo di Netflix: Sex Education, giunto alla seconda stagione.
https://www.youtube.com/watch?v=_AuiVov0izMSi tratta di una storia che parte da una cornice classica, quella di un liceo della campagna inglese, ma che si spinge oltre grazie a un protagonista, Otis Milburn (Asa Butterfield), che dispensa consigli sessuali a tutti i compagni di scuola che non sembrano avere le idee chiare in materia di sesso. Una consulenza, quella di Otis, resa possibile grazie alla madre, una sessuologa brillantemente interpretata da Gillian Anderson, e alla complicità di un’amica, Maeve (Emma Mackey), della quale il ragazzo s’innamora perdutamente. Il modo di costruire i personaggi e di inserire di volta in volta degli spunti sempre più freschi e al passo con i tempi sono, per la Nunn, l’ingrediente segreto di una serie che ha incredibilmente superato le aspettative della prima stagione rendendo quasi necessario il rinnovo per un nuovo ciclo di episodi. L’ufficialità tarda ancora ad arrivare, ma è chiaro che Netflix non si lascerà scappare uno dei suoi prodotti più visti e apprezzati – specie alla luce del rinnovo un po’ forzatello di serie come Tredici che hanno esaurito tutto quello che avevano da dire già dal principio. La novità più importante della seconda stagione di Sex Education è, però, il coraggio di esplorare e di non fermarsi alla superficie.
Al di là dei consigli di Otis, sempre più schietti ed efficaci, e dell’approfondimento del tema dell’omosessualità – dichiarata e repressa – già inaugurato attraverso il personaggio di Eric (Ncuti Gatwa), a colpire è il messaggio di consenso e di definizione dei confini sessuali portato alla luce dal movimento del #MeToo. A farsi portavoce di questo problema così delicato è Aimee (Aimee Lou Wood), scelta dalla Nunn perché era necessario «accompagnare un personaggio così gentile e così divertente in una direzione più oscura». «Pensavo che fosse importante parlare delle esperienze reali che tante donne stanno vivendo nella loro vita di tutti i giorni, specie quelle più giovani», rivela la showrunner in un’intervista all’Hollywood Reporter. Da qui il bisogno di aprirsi e di affrontare, grazie al dialogo e al sostegno di altre donne, la paura dell’uomo che non cerca il consenso ma prosegue per la sua strada: «C’è un momento in cui sembra dirsi: “Prima mi sentivo al sicuro e ora non più”. E penso che sia una caratteristica soprattutto femminile quella di camminare nel mondo e portarsi sempre dietro un po’ di paura. Gli uomini non la percepiscono alla stessa maniera e spero che, raccontando queste storie, possano sforzarsi di capirlo». Anche solo per questo, Sex Education merita di proseguire la sua missione e di conquistare un numero sempre maggiore di spettatori che, grazie a Netflix, ora sanno anche come si trasmetta la clamidia e cosa sia il «vaginismo».