Egitto, Patrick Zaki resta in cella: tutto il mondo si mobilita
Patrick George Zaki resterà in carcere per almeno 15 giorni. «Il ricorso è stato respinto», ha detto uno dei legali del ragazzo, dopo un’udienza di soli dieci minuti. Il tribunale di Mansura ha respinto la richiesta di scarcerazione presentata dai legali dell’attivista e ricercatore egiziano dell’Università di Bologna, arrestato al rientro in Egitto con l’accusa di danneggiare la sicurezza nazionale con la «sua propaganda eversiva».
Patrick resta dunque in una cella di sicurezza della vicina Talkha, nonostante l’immediato rilascio chiesto giovedì anche dal presidente del Parlamento europeo Davide Sassoli. Ma l’Europa, e Roma, vigilano. Insieme ai giornalisti lasciati entrare nonostante l’udienza fosse formalmente “a porte chiuse”, nella stanza c’erano i diplomatici di Italia e Svezia in rappresentanza dell’Ue che già monitora alcuni processi in Egitto. Con loro due colleghi di Usa e Canada.
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10 cose che non sapevamo di Giulio RegeniIn camicia verde chiaro, con barba e occhiali, Patrick George Zaki è arrivato al tribunale di Mansura con ai polsi le manette. Entrando, ha risposto ai cronisti che gli chiedevano come stava, “tutto bene” e si è mostrato combattivo: ha detto di essere solo uno studente che vuole ripartire per l’Italia per completare il master all’ateneo bolognese.
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Giulio Regeni, da Cambridge Pif riporta a casa la bici di GiulioI legali hanno ripercorso davanti al giudice la dinamica dell’arresto confermando come fosse iniziato con un illegale e prolungato sequestro da parte delle forze di sicurezza. Poi hanno sottolineato la tortura, perpetrata anche con la bendatura degli occhi per 12 ore e l’umiliazione del denudamento, evidenziando anche l’assenza di una base legale per la detenzione motivata con la prova di dieci post pubblicati dallo studente su un suo account Facebook che però sarebbe falso.
«C’è delusione, avevamo sperato in un’esito diverso. C’erano segnali che potesse andare diversamente: un’aula piena di giornalisti, internazionali e egiziani, di diplomatici, italiani inclusi. Ma non è servito a nulla» ha commentato Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia. «Adesso ripartiamo con una campagna ancora più forte, più viva, in vista dell’udienza del 22, quando Patrick tornerà in tribunale, per arrivarci ancora più determinati».
Già lunedì ci sarà un corteo di solidarietà nel centro di Bologna e giovedì una fiaccolata al Pantheon a Roma. Comunque «bisogna continuare a monitorare con attenzione il caso attraverso gli organismi internazionali» ha detto Gaetano Manfredi, ministro per l’Università e Ricerca.
Posted by Egyptian Initiative for Personal Rights – المبادرة المصرية للحقوق الشخصية on Saturday, February 15, 2020
«L’arresto arbitrario e la tortura di Patrick Zaki rappresentano un altro esempio della sistematica repressione dello stato egiziano nei confronti di coloro che sono considerati oppositori e difensori dei diritti umani, una repressione che raggiunge livelli sempre più spudorati giorno dopo giorno – ha dichiarato in una nota ufficiale Philip Luther, direttore delle ricerche sul Medio Oriente e l’Africa del Nord di Amnesty International – È necessario che le autorità conducano un’indagine indipendente sulle torture che ha subito e che sia garantita la sua protezione in maniera tempestiva».