Alle ragazze serve la magia per non dover scegliere tra famiglia e successo?
Se Sabrina fosse una mia cara amica – intendo nella vita reale, quella da semplici mortali – in questo momento sarei discretamente in ansia per lei. Arrivata alla fine della terza stagione di CAOS, infatti, non ho potuto fare a meno di chiedermi: è davvero possibile per una ragazza scegliere di soddisfare le proprie ambizioni e mantenere intatta la propria quotidianità in un mondo in cui non si può ricorrere alla magia? Oppure siamo tutte destinate a creare pericolosi paradossi temporali e andare incontro a catastrofici esaurimenti nervosi?
Perché diciamocelo, il fatto che Sabrina abbia letteralmente deciso di sdoppiarsi e di mandare una parte di sé a governare gli inferi per permettere all’altra di vivere un’adolescenza (più o meno) normale, è abbastanza esemplificativo.
È un po’ come quando nel terzo episodio della saga di Harry Potter, si scopre che il segreto dell’impeccabile organizzazione di Hermione Granger è l’utilizzo di un congegno magico (a.k.a. giratempo) che le permette di tornare indietro nel tempo ed essere presente in più posti nello stesso momento. Grazie a quel macchinario, Hermione non è solo in grado di seguire più corsi di studio, ma può anche continuare a frequentare i propri amici e salvargli il sedere quando è necessario.
Quello che accomuna Sabrina ed Hermione è la volontà di non considerare ambizione e vita privata come due aspetti necessariamente in conflitto e di desiderare la giusta quantità di entrambi nella propria vita. È l’ambiente che le circonda a pretendere da loro una scelta e a costringerle ad adottare stratagemmi fuori dall’ordinario per fare posto alla realizzazione di entrambi i desideri. In un mondo dominato dai Lucifer e dai Father Blackwood del caso, gli spazi decisionali dedicati alle donne sono ancora terribilmente angusti e difficili da raggiungere senza grandi sacrifici. Sono le stesse Lilith e Zelda a insegnarcelo.
Durante il loro incontro, le due versioni di Sabrina sono perfettamente complementari e la loro scelta di seguire entrambi i percorsi fa parte di un interesse complice e condiviso: una parte di sé desidera diventare regina, governare l’inferno e creare un mondo migliore di quello del padre, mentre l’altra non vuole rinunciare ai suoi affetti e agli studi: «Allora, perché non facciamo entrambe le cose?» si dicono sorridendo.
Desiderare una vita piena sia sotto il punto di vista professionale, che sociale e affettivo è naturale e per raggiungere i nostri obiettivi dobbiamo imparare che non servono superpoteri, né tantomeno evolverci in dee multitasking in grado di sfidare le leggi del tempo.
Come premesso, sono un po’ in ansia per Sabrina, perché so che dovrà letteralmente fare il doppio degli sforzi per ottenere ciò che si merita. Sicuramente però, vale la pena provarci e impiegare tutte le energie necessarie per rendere il mondo (e perché no, anche l’inferno) un posto migliore per tutte noi.
Quindi, ragazze: perché non facciamo entrambe le cose?