Coronavirus: «Noi, isolati nella residenza insieme agli anziani per proteggerli dal contagio»
A pochi chilometri da Milano, nel cuore del parco del Ticino, c’è un piccolo paesino circondato da distese d’erba, pioppeti, canali ricchi di acque sorgive. Un luogo di pace e suggestione, dominato dalla presenza di un’antica abbazia cistercense. In tempi normali, qui si viene per assaporare la bellezza della natura, nutrire lo spirito, fare detox mentale riscoprendo il valore del silenzio. Oggi, con l’emergenza del Coronavirus, questo scorcio di paradiso è popolato quasi esclusivamente dalla fauna protetta del parco. Proprio qui, in questo luogo di benessere e meditazione, anche compiere scelte di cuore e di coraggio diventa un fatto “naturale”.
Nella casa di riposo San Riccardo Pampuri, struttura di ricovero per anziani che sorge nel cuore di Morimondo, è successo qualcosa di speciale. In controtendenza rispetto a molte altre residenze per ultrasessantacinquenni – non solo della Lombardia – dove il Cronavirus si sta propagando in maniera insidiosa e spesso letale per gli anziani ospiti, non ci sono ammalati e la vita quotidiana continua all’insegna della serenità, da quando 13 operatori della residenza, tra infermieri, medici e personale delle pulizie, hanno scelto volonariamente di isolarsi all’interno per vivere giorno e notte insieme agli anziani ospiti e preservarli dal virus.
«Continuavamo a ripeterci: “dal momento che loro stanno bene e noi stiamo bene, perché non chiudiamo la struttura e restiamo qua, così almeno li tuteliamo?”», racconta Sabina Saccani, infermiera e Presidente della Cooperativa Airone di Magenta che gestisce la casa di riposo. «Dagli inizi di marzo avevamo bloccato le visite dei parenti, nessuno poteva più accedere. Entravamo solo noi del personale che però alla sera tornavamo a casa e poiché c’è anche chi ha una famiglia, il rischio di contagio era sempre possibile».
Da qui è partita l’idea di auto-isolarsi nella struttura insieme ai 58 ospiti. «Una decisione presa su base volontaria, anche se non tutti hanno avuto la possibilità di farlo», sottolinea la presidentessa. «L’importante era capire se il gruppo disponibile avrebbe avuto la possibilità di coprire tutti i turni e le esigenze della casa di riposo».
Fortunatamente così è stato e all’interno della casa di riposo ci sono adesso 7 operatori sanitari 3 infermieri, 1 animatrice e 2 addetti alle pulizie. «Di notte si dorme tutti nella palestra, trasformata per l’occorrenza in un “dormitorio”, e di giorno si fanno turni completi, dal mattino alla sera, anziché parziali. I pasti sono preparati nella cucina interna, ma gli approvvigionamenti arrivano in una zona “filtro” appositamente adibita al piano inferiore: un ingresso a parte che non ha accesso all’area di degenza e dove viene consegnata la spesa che è poi recuperata successivamente», racconta Sabina. «Anche per il medico che viene tutti i giorni abbiamo un’altra zona filtro negli uffici amministrativi: parliamo con lui attraverso un vetro per avere le terapie destinate agli anziani che ne hanno necessità».
La scelta compiuta dai 13 operatori della cooperativa Airone è stata ampiamente apprezzata anche dai parenti degli ospiti: «Chiamano per ringraziare e per avere notizie dei loro cari. Ci hanno mandato pacchi con doni, torte, ci sostengono a distanza».
Ma la vera sorpresa è stata la reazione degli stessi anziani: «Sono rimasti sbalorditi. Chi è lucido e capisce si preoccupa persino per noi, del nostro riposo e del nostro benessere. Sono talmente contenti e sereni che di notte non suonano neppure i campanelli per le chiamate! Sicuramente dipende dal sapere di poter contare sempre sulla nostra presenza e il fatto che vi sia una sola persona a seguirli per tutto il giorno – anziché due o tre che turnano fra loro – li tranquillizza e li fa sentire più protetti. Questo permette loro di gestire meglio anche i momenti di ansia, li rasserena a priori», spiega Saccani.
Quanto è stato importante adottare questa misura di protezione contro il coronavirus?
«Tantissimo. Era l’unica soluzione da poter prendere. L’unico modo per diminuire e prevenire il rischio».