La vita vince sempre: Kangaroo Island rinasce a 100 giorni dagli ultimi incendi
Un messaggio di speranza in un periodo come quello attuale, segnato da profonde incertezze e preoccupazioni a livello mondiale, arriva dall’Australia: a cento giorni dalla fine degli incendi, l’Hanson Bay Wildlife Sanctuary, la riserva ospitata nell’area sud-occidentale di Kangaroo Island, torna finalmente a respirare: gli alberi e i cespugli hanno iniziato a rinvigorirsi fornendo cibo agli animali che continuano a popolare la riserva, tanto da aver portato lo staff a sospendere (dopo 13 settimane) il programma di alimentazione supplementare per i 45 koala oggi presenti. Il numero degli esemplari sopravvissuti agli incendi della riserva era inizialmente maggiore, ma un’operazione congiunta tra l’Hanson Bay Wild Sanctuary e il Governo del South Australia ha comportato il trasferimento di una trentina di individui, rimasti senza la loro casa naturale, presso il Cleland Wildlife Park, a sud-est di Adelaide con l’obiettivo di creare una nuova colonia sulla terraferma.
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L’isola, meta turistica tra le più famose in Australia, è sempre stato un luogo privilegiato per la natura. Prima degli incendi che hanno devastato il continente, e hanno colpito duramente anche Kangaroo Islands, si ritiene che il numero di esemplari di koala si aggirasse intorno ai 50.000 individui. Dopo il passaggio delle fiamme sarebbero rimasti soltanto 5.000 koala, ma è ancora presto per stimare il numero esatto degli animali nativi sopravvissuti.
La specie fu introdotta sull’isola dalla terraferma nel 1920 per salvarla dalla minaccia del commercio di pelliccia e dalle malattie, come la clamidia, che ne impedivano la riproduzione. Negli ultimi quindici anni, però, il boom della popolazione di koala a Kangaroo Islands è stato talmente forte che, per evitare la decimazione di intere foreste di eucalipto, il loro unico cibo, il governo locale ha deciso di intervenire con campagne di sterilizzazione.
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Gli animali hanno ancora oggi bisogno di cibo, acqua, cure mediche specializzate e un lungo processo riabilitativo che un giorno dovrebbe permetterne la liberazione in natura. Varie associazioni si sono organizzate negli ultimi mesi per consentire a tutti di dare un contributo donando a distanza. Tra gli altri, il governo australiano ha messo a disposizione delle sovvenzioni per aiutare l’habitat e la fauna selvatica a riprendersi dagli incendi attraverso il Wildlife Recovery Fund – che finora ha raccolto più di 400.000 dollari – istituito dalla Nature Foundation e dal National Parks and Wildlife Service South Australia. Il World Wide Fund for Nature, meglio conosciuto con l’acronimo di WWF, ha un programma di adozioni per koala e l’importo devoluto è utilizzato per programmi di salvaguardia dei marsupiali nel loro habitat naturale. Anche la Australian Koala Foundation ha creato un apposito sito dedicato alle adozioni savethekoala.com, dove è possibile vedere i nomi e le fotografie dei singoli esemplari da adottare a distanza (ma degli aiuti beneficiano tutti).
ISOLA PARADISO
Kangaroo Island, che per la varietà del suo ecosistema è stata più volte paragonata alle isole Galapagos, è un vero e proprio paradiso naturalistico fatto di foreste che si estendono fino alle coste, spiagge dove vivono indisturbati i leoni marini e monumenti di roccia dalle forme uniche. Rispetto ad altre zone dell’Australia, l’isola è stata risparmiata dalle fiamme per oltre il 50% e, già a partire dalla fine di gennaio, gran parte delle aree –prima dell’emergenza Covid-19- erano state dichiarate accessibili ai visitatori. Tranne l’Hanson Bay Wildlife Sanctuary, la riserva che dal 1997 lavora per preservare e proteggere la fauna e la flora dell’isola a sud-ovest di Adelaide e che, dai forti incendi dello scorso gennaio, aveva subito danni consistenti. La riserva si estende per oltre 2.000 ettari, dove crescono oltre 190 specie vegetali autoctone, e al suo interno ospita numerosi animali nativi australiani tra cui koala, wallaby, canguri, opossum, echidna e il dunnart, un piccolo marsupiale endemico di cui si temeva l’estinzione (la popolazione era già contenuta prima del disastro ambientale: l’isola ne contava solo 300 individui) e di cui sono sopravvissuti pochi esemplari. Lo staff della riserva-santuario è in questi giorni al lavoro insieme a due squadre di ecologisti per rimuovere i detriti provocati dagli incendi e ampliare l’Hanson Bay con tre aree naturali dove tra l’autunno e la prossima primavera saranno interrate tremila nuove piante.
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