L’autopsia di Willy Monteiro Duarte: il cuore spaccato a metà
C’è una lesione di 7 centimetri nel cuore di Willy Monteiro Duarte. È come spaccato a metà, dice l’autopsia che ha confermato lesioni a tutti gli organi interni, compresi fegato, diaframma, polmoni, milza e pancreas. Sul volto ci sono almeno sei lesioni che hanno causato anche emorragie cerebrali. Era già noto che quello della notte del 6 settembre fosse stato un pestaggio di violenza inaudita. I medici hanno dato misura scientifica all’orrore delle botte del gruppo con i fratelli Bianchi.
Gli esperti, nella relazione sull’esame autoptico preliminare, definiscono i traumi riportati da Willy tanto importanti da poter teoricamente essere stati causati da armi contundenti, come un bastone, una spranga o un tirapugni. Le lesioni sono talmente tante che i medici legali hanno difficoltà a indicare la causa esatta della morte.
Il pestaggio violentissimo è stato subito raccontato dai testimoni. Emanuele, amico di Willy, ha detto «Ricordo l’immagine di Willy steso a terra circondato da 4 e 5 ragazzi che lo colpivano violentemente con calci e pugni. Il mio istinto di protezione mi spingeva a gettarmi addosso a Willy per cercare di proteggerlo dai colpi che stava ricevendo, urlando agli aggressori che io e Willy non c’entravamo niente con quanto eventualmente era accaduto prima…Non riesco a quantificare il tempo dell’aggressione ma posso solo dire che la violenza dei colpi subiti da me e da Willy era inaudita…Ho un vivido ricordo di un paio di loro che addirittura saltavano sopra il corpo di Willy steso in terra e già inerme».
Le persone arrestate con l’accusa di omicidio sono Marco e Gabriele Bianchi, Mario Pincarelli e Francesco Belleggia, i primi tre in carcere a Rebibbia, il quarto ai domiciliari. I primi tre, dopo il periodo di quarantena preventiva anti-Covid, sono in isolamento per timori di ritorsioni e vendette in carcere. In Procura a Velletri è stato ascoltato nei giorni scorsi il ventenne Vittorio Edoardo Tondinelli, uno degli amici che era con i Bianchi la sera del pestaggio e poi sarebbe rientrato ad Artena a bordo del suv Q7. La sua testimonianza potrebbe essere fondamentale per ricostruire i fatti. Sull’auto si concentrano le indagini. Sono state trovate qui tracce organiche ora sotto analisi.